Dati occupazionali e crisi economica
Nota del Dipartimento Lavoro
I dati Istat, riferiti al 2° trimestre del 2009, confermano la gravità della crisi economica e sociale del nostro Paese, già evidenziata nel precedente trimestre: si è interrotta la seria positiva di incrementi occupazionali che si registrava dal 1996. Nel secondo trimestre del 2009 il tasso di occupazione è diminuito dell’1,3% rispetto al secondo trimestre del 2008: infatti, si è passati dal 59,2% al 57,9% . Viceversa si incrementa il tasso di disoccupazione, salendo al 7,4% rispetto al 6,8% del secondo trimestre 2008.
In numeri assoluti siamo passati da 23,581 milioni di occupati del secondo trimestre del 2008 a 23,203 milioni del secondo trimestre del 2009, con una diminuzione di 378mila occupati. Nel mese di ottobre le persone in cerca di occupazione hanno superato i 2 milioni. Tuttavia questi dati complessivi sono prodotti da variazioni di segno diverso, che è opportuno esaminare.
La riduzione degli occupati è determinata soprattutto dalla diminuzione dei lavoratori autonomi, nella misura di – 210mila occupati, ma anche dai lavoratori subordinati che, per la prima volta dal 1996, iniziano a mostrare una diminuzione dell’occupazione nella misura di 168mila unità. L’agricoltura registra una modesta contrazione del numero di occupati (-0,7 per cento, pari a -6.000 unità), concentrata nelle regioni meridionali. La notevole riduzione dell’occupazione nell’industria (-3,9 per cento, pari a -197.000 unità) riguarda sia i dipendenti sia gli autonomi nell’insieme del territorio nazionale. Le costruzioni tornano a segnalare un calo degli occupati (-2,1 per cento, pari a -41.000 unità), soprattutto dipendenti del Nord-est e del Mezzogiorno. Già in discesa nel precedente trimestre, il terziario segnala una nuova riduzione tendenziale dell’occupazione (-0,9 per cento, pari a -134.000 unità).
È utile aggiungere che la rilevazione Istat conferma l’accentuata riduzione delle ore di lavoro (conseguentemente dei compensi), dovuta in particolare alla cassa integrazione.
Nello specifico la riduzione complessiva del numero degli occupati è dovuta al forte calo dei dipendenti a termine (-229.000 unità), dei collaboratori coordinati e continuativi e occasionali (-65.000 unità), degli autonomi (-145.000 unità), soprattutto di quelli con un’attività artigianale o commerciale e nei servizi alle imprese. In controtendenza si è registrata una leggera crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (61.000 unità), nuovamente dovuta agli stranieri nelle professioni non qualificate e agli italiani con almeno 50 anni di età.
In definitiva questi dati ci dicono che dal punto di vista territoriale il Sud risulta più penalizzato, mentre sono maggiormente colpiti dalla crisi le categorie dei lavoratori che hanno meno tutele e ammortizzatori sociali. In particolare sono circa 440mila i lavoratori precari che hanno perduto il lavoro e che, secondo le normative vigenti, hanno scarse possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali: in maggior parte sono giovani, visto che il tasso di disoccupazione dei giovani (15 – 24 anni) è schizzato al 27,5% (con una punta del 41,9% nel Sud), registrando un aumento di 2,5 punti percentuali nella media nazionale. Le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini.
Il Piemonte
Per quanto riguarda il Piemonte, il tasso di occupazione è passato dal 65,7% al 64%, quello di disoccupazione dal 4,6% al 6,5%. In numeri assoluti siamo passati da 1,896 milioni di occupati a 1,858 milioni: anche nella nostra Regione i più colpiti sono stati i lavoratori precari, in particolare i lavoratori a tempo determinato nei settori dell’industria e dei servizi. In controtendenza si registra un incremento dei lavoratori autonomi: molto probabilmente ex dipendenti che “inventano” un’attività per supplire alla carenza di occupazione.
Le ore autorizzate di Cassa integrazione ordinaria, dal 1° gennaio al 31 ottobre 2009, sono 97 milioni, le ore di Cassa integrazione straordinaria sono 36 milioni. La Cassa in deroga ha interessato 3.300 imprese con 21.000 lavoratori coinvolti e 17 milioni di ore. Complessivamente sono 150 milioni di ore nei primi 10 mesi dell’anno. Gli iscritti alle liste di mobilità sono aumentati di 9.000 unità nel 2009. Per paragonare questi dati a un analogo periodo di crisi, si può rilevare che, in tutto il 1993, le ore di cassa integrazione sono state 87 milioni. In termini assoluti la provincia di Torino registra il numero maggiore di ore di Cassa integrazione (circa il 60%), tuttavia in rapporto al numero di occupati sono le province di Biella e Vercelli che registrano un’incidenza maggiore della Cassa.
Nel 2009, per la prima volta, il numero delle imprese che hanno cessato l’attività è superiore a quello delle nuove imprese avviate (il saldo negativo è di quasi 1000 imprese). Questo dato negativo è percentualmente maggiore nelle 55.000 imprese manifatturiere (circa 2600 imprese cessate a fronte 1.700 nuove imprese). I settori in maggiore difficoltà sono il tessile, il meccanico e la gomma plastica, mentre il settore agroalimentare è poco influenzato dalla crisi. In positivo si deve segnalare che, nei primi sei mesi del 2009, la bilancia commerciale regionale (esportazioni/importazioni) è ancora in attivo, anche se si sono ridotte notevolmente le esportazioni rispetto agli anni precedenti.
Permangono gravi difficoltà per quanto riguarda la liquidità delle aziende: nel mese di dicembre molte sono in difficoltà con il pagamento delle tredicesime e dell’acconto Ires e alcune chiedono ai sindacati la possibilità di rateizzare la tredicesima, dilazionandone i pagamenti. Si deve aggiungere che sembra registrarsi un qualche miglioramento del rapporto tra le imprese e il sistema creditizio, in particolare alcune banche hanno introdotto nuovi metodi di valutazione nel concedere il credito negli ultimi mesi, consentendo alle aziende più solide di accedere a nuove linee di credito e tassi di interesse più bassi, tuttavia questi aspetti positivi riguardano solo una parte delle imprese e le difficoltà restano elevate con la riduzione della dimensione dell’impresa.
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