L’occupazione in Piemonte
Nota sulla situazione occupazionale in Piemonte a cura del dipartimento lavoro
L’anno che si è appena chiuso non ci ha lasciato segni rassicuranti rispetto agli andamenti dell’occupazione piemontese.
L’ultima rilevazione effettuata in ordine di tempo: quella nazionale sulle grandi imprese con più di 500 dipendenti, segnala che ad ottobre l’occupazione al lordo della Cig è diminuita dell’1,9%.
Prima di questa rilevazione, a metà dicembre, l’ISTAT aveva diffuso le stime sulle forze di lavoro relative al III trimestre 2009 (la IV rilevazione sarà disponibile presumibilmente a metà marzo 2010).
Tale rilevazione consente anche il commento a livello regionale delle stime, e conferma per il Piemonte la forte criticità del mercato del lavoro, segnalando una flessione significativa dell’occupazione (-23.000 addetti), determinata principalmente dal calo del lavoro dipendente nell’industria e da una crescita corrispondente in termini numerici della disoccupazione (+22.000 unità), con un tasso relativo attestato al 6%. Spunti positivi sono peraltro rilevabili in agricoltura e, soprattutto, nella grande distribuzione commerciale.
Il calo dell’occupazione si ripartisce tra uomini e donne, ma va osservato che si registra una sensibile riduzione del lavoro femminile nell’industria e un’altrettanto consistente flessione maschile nei servizi non commerciali. L’aumento della disoccupazione investe in prevalenza gli uomini (da 39.000 a 58.000 unità), mentre fra le donne la crescita si concentra tra le persone disponibili al lavoro ma non attive nell’ultimo periodo (da 23.000 a 36.000 persone), ad indicare un effetto di scoraggiamento in un contesto di mercato sfavorevole.
In questo trimestre l’andamento piemontese risulta comunque meno considerevole di quello rilevabile nelle altre regioni del Nord dove la caduta dell’occupazione è più forte (-2,3% in media, contro -1,3% nella nostra regione), per effetto del tracollo degli addetti all’industria (quasi 200.000 in meno rispetto al III trimestre 2008) e l’aumento della disoccupazione, soprattutto, è superiore (+51% contro +23%), con punte di marcata criticità nel Veneto e in Emilia-Romagna. La minore caduta occupazionale del Piemonte è dovuta soprattutto alla diffusione della cassa integrazione, che ha consentito di rinviare nel tempo gli aspetti più critici della crisi (nel periodo gennaio-novembre 2009 sono state autorizzate 150 milioni di ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria).
L’ISTAT afferma inoltre che, in riferimento al dato nazionale, “ …nell’industria e nei servizi 281.000 occupati (un numero oltre cinque volte più elevato in confronto alle 52.000 unità del terzo trimestre 2008) dichiarano di non avere lavorato, nella settimana di riferimento dell’indagine, o di avere svolto un numero di ore inferiore alla norma, perché in Cassa Integrazione… ”. L’ISTAT segnala che la diminuzione degli addetti nel III trimestre è proporzionalmente più forte nel lavoro precario, più esposto, tanto che nel Nord-Ovest la quota di dipendenti con contratto a termine scende dal 10,5 al 9,6%, e che i dati riguardanti gli stranieri evidenziano un sensibile aumento dei loro livelli di disoccupazione (sempre nel Nord-Ovest si passa dal 6,5 al 10,4%).
Questo stato di cose, infine, determina una significativa flessione del tasso di occupazione femminile, che nel 2003 era al 57,1% e nel 2009 dovrebbe superare di poco il 55%.
Torino, 7 gennaio 2010