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Dipartimento Cultura

Enti Lirici. Con la firma di Napolitano la situazione degenera

Torino, 1 Maggio 2010
E’ un peccato che, con la firma da parte di Napolitano al decreto legge “Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e di attività culturali”, la situazione sia degenerata. Un decreto d’urgenza che  interviene sulle prerogative della parti sociali, in particolare sugli aspetti salariali,  non può che suscitare malcontento.

Non sempre razionalizzare le risorse può portare ad efficacia ed efficienza, obiettivi peraltro più che legittimi, ma da raggiungere con intelligenza, soprattutto in ambiti tradizionali come quello degli  enti lirico-sinfonici che dovranno, come tutti i settori culturali, affrontare le sfide contemporanee.
Va chiarito inoltre se sia corretto intervenire per vie legislative in un settore di diritto privato. Sono molti i punti da valutare ed è  importante che istituzioni, parti sociali e rappresentanti sindacali discutano trovando dei compromessi equilibrati e rispettosi delle esigenze di ogni parte. Una prassi di lavoro sicuramente impegnativa ma necessaria anche nel settore dello spettacolo dal vivo che come altri contesti culturali ha bisogno di regolamenti al passo con i tempi, che non possono però essere improvvisati d’urgenza.
Consiglio a tutti gli interessati di leggere attentamente il testo del Decreto-legge_30_aprile_2010 e di segnalare eventuali contribuiti. Sarà mia premura coordinarmi con il dipartimento cultura a livello nazionale per meglio identificare le strategie di azione.
Francesca Cilluffo, responsabile Dipartimento cultura PD Piemonte
cultura@francescacilluffo.com

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Nel testo firmato da Napolitano è stata attenuata una delle parti fonte delle maggiori polemiche: la previsione di riconoscere la Scala e l’Accademia di Santa Cecilia come fondazioni di particolare interesse nazionale, con la conseguenza di attribuirgli margini di manovra più autonomi, è stata cancellata. Ora si parla, più genericamente, di «eventuale previsione di forme organizzative speciali per le fondazioni lirico-sinfoniche in relazione alla loro peculiarità, alla loro assoluta rilevanza internazionale, alle loro eccezionali capacità produttive».
Resta fermo l’intento del decreto legge di mettere ordine nel dissesto finanziario della lirica, con i conti in perenne rosso e gravata da debiti al galoppo. Confermate le altre misure: divieto, a partire dal 1° gennaio 2011, delle attività autonome per il personale del comparto, che, una volta firmato il nuovo contratto, saranno possibili solo dietro autorizzazione del sovrintendente; blocco del turn over (ma con la novità della deroga per le «professionalità artistiche, di altissimo livello» indispensabili per gli spettacoli); per i posti vacanti, assunzioni a tempo determinato nel limite del 15% dell’organico (a tale proposito, è stata cancellata la norma che faceva decadere tutte le graduatorie nazionali per le assunzioni a tempo determinato); riduzione del 50% del trattamento economico aggiuntivo, frutto della contrattazione integrativa.
Sempre in tema di spettacolo, cambieranno i criteri per la ripartizione dei contributi statali al settore e i ballerini e i tersicorei potranno andare in pensione a 45 anni (mentre ora il limite è 52), così come le donne. L’onere della disposizione è stato calcolato in 1,7 milioni l’anno.
Il decreto legge contiene anche norme sul diritto d’autore, sulla mission di Cinecittà e sulla rinascita dell’Imaie, l’ente mutualistico di artisti ed esecutori, messo in liquidazione per la gestione finanziaria disinvolta.
Infine, è stato abrogato l’articolo 14 del decreto legge 159/2007, che consentiva la gestione integrata dei servizi aggiuntivi nei luoghi d’arte.