Street art: perché quello che a Torino è arte a Milano è vandalismo?
In questi giorni la street art fa parlare. A Milano perché Daniele Nicolosi, in arte Bros, uno dei più famosi writers italiani, è stato accusato dal Comune di Milano di vandalismo per aver coperto con dei graffiti nel 2007 la tettoia di una stazione della metropolitana, un muro di cinta del carcere di San Vittore e altre facciate di edifici della città. E’ la prima volta che un writer viene processato in un tribunale per effetto dell’inasprimento del pacchetto sicurezza. Prima si risolveva tutto davanti ad un giudice di pace.
A Torino, invece, il circolo culturale Amantes inaugura “Re-writing” la rassegna dedicata alla Street Art che, nella sua V Edizione, coinvolge anche lo Spazio Barriera di Artegiovane, la galleria Cripta 747 e altri spazi. Luoghi istituzionali come musei e gallerie si riempiono di opere non convenzionali come stancil, stikers, poster, mascherine e bombolette.
Possibile che quello che a Torino è arte, a Milano sia considerato vandalismo? Possibile che succeda anche se le due città sono legate da Contemporary Art, un calendario comune di appuntamenti per la promozione dell’arte contemporanea? Per cercare di capire meglio la situazione è necessario partire da alcune questioni di fondo.
Innanzitutto, ha senso proporre i graffiti in un museo convenzionale? Come dice il critico d’arte Carlo Bertelli, la street art è un’espressione di protesta, libertà e ribellione e mal si adegua a regolamentazioni. Certo, è necessario proteggere il patrimonio, i monumenti, contrastare l’usurpazione e gli atti vandalici, ma perché non iniziare proprio dai piccoli atti di vandalismo fini a se stessi, dalla poca cura che spesso si presta alle cose?
Purtroppo è impossibile creare indicatori per misurare il “bello”, per definire il limite tra la libertà artistico-espressiva e la necessità di proteggere e di tutelare. Ma qualcosa politicamente è possibile fare per evitare di alimentare tensioni inutili.
A Torino da poco più di un anno il Comune ha creato un progetto chiamato Murarte Classic che consiste nel concedere dei muri per un periodo di quattro mesi a writers che ne fanno richiesta. Online è possibile trovare la lista dei muri disponibili con le caratteristiche tecniche e lo stato in cui si trovano. Magari è uno spazio limitato e gestito ma è un segnale evidente di comprensione delle esigenze altrui. Non è cosa da poco.
Anche Milano aveva annunciato un progetto simile partendo dalla mappatura dei luoghi più brutti da abbellire attraverso un percorso didattico, etico ed estetico. Il giornale “Il Giorno” ha perfino lanciato dei sondaggi sul tema e il 62% delle 212 risposte era favorevole ad assegnare il Ponte della Ghisolfa come spazio di espressione libera per i writer. Chissà perché tutto è fermo, nonostante il progetto avesse avuto il supporto di Letizia Moratti, Vittorio Sgarbi e perfino di Ignazio La Russa?
Speriamo che quanto realizzato dal Comune di Torino non incontri obiezioni dalla nuova giunta regionale, perché sarebbe un peccato costruire altri muri invece che abbellire quelli esistenti.
Francesca CILLUFFO Responsabile Cultura PD Piemonte
cultura@francescacilluffo.com