ASSEMBLEA REGIONALE PD Documenti Pd Piemonte
Europa, le nostre proposte
Assemblea Regionale Partito Democratico, Torino, 18 Settembre 2010
Gruppo di Lavoro: EUROPA
Coordinamento: Alessandro PORTINARO
Quest’anno ha raggiunto la maggiore età la generazione nata e cresciuta sotto il segno dell’Unione Europea, giovani che non hanno vissuto le lunghe fasi di avvicinamento e costruzione alla UE e che possono dare per scontate l’assenza di frontiere, la moneta unica, una situazione di tranquillità politica e di relazioni distese tra i paesi del continente aderenti all’UE.
Siamo convinti sia necessario ripartire dalle nuove generazioni, sostenendo tutti gli strumenti che contribuiscono al rafforzamento del senso di appartenenza all’UE e rendono tangibile il concetto di cittadinanza europea. Riteniamo quindi che, in una fase di difficoltà per le istituzioni europee, una delle risposte più semplici e concrete che si possano dare, consista nell’investire risorse ed energie nei programmi di mobilità e di scambio per le giovani generazioni, rendendoli maggiormente accessibili. Contemporaneamente è necessario rafforzare gli sforzi per diffondere maggiori informazioni sui temi europei.
Erasmus, Leonardo e tutti gli altri programmi che permettono a giovani studenti e lavoratori di vivere per un certo periodo in un paese comunitario sono strumenti fondamentali per conoscere le altre culture europee, per confrontarsi, per crescere e sentirsi partecipi di un processo storico. Chiediamo di ripartire dalle giovani generazioni perché è necessario comprendere cosa significhi per loro l’Europa, che senso abbia parlare di cittadinanza europea, capire a cosa pensano quando si parla dell’Unione Europea.
L’Italia è sempre stato un paese caratterizzato da un forte slancio europeista. In momenti particolarmente cruciali i nostri concittadini hanno compreso facilmente quanto fosse necessario rimanere agganciati al progetto europeo. Siamo addirittura riusciti a far pagare una tassa straordinaria per poter entrare nel gruppo di testa dell’euro, come dimenticarlo! Era una fase in cui le forze democratiche e progressiste guidavano il processo di integrazione e dietro al modello europeo si intravedevano le possibilità di uno sviluppo armonico dell’economia, un miglioramento della qualità di vita e l’Unione rappresentava una garanzia rispetto alle difficoltà nazionali. Con il passare degli anni, però, abbiamo perso quello slancio.
Le difficoltà nel rafforzamento di un’Europa politica, il fallimento della Convenzione e il percorso accidentato del Trattato di Lisbona, il riemergere di fenomeni populisti e localistici, che in Italia hanno un peso enorme, il passaggio non governato dalla lira all’euro, la crisi economica degli ultimi anni, un’architettura delle Istituzioni comunitarie non più adeguata alle sfide globali: tutti elementi che hanno allontanato i cittadini da Bruxelles. Oltre al facile mantra recitato dalle destre, che incolpavano l’Europa di ogni difficoltà. L’EU Consensus non è mai stato così debole, gli accordi raggiunti e che ci sembravano “deboli” una decina di anni fa, con ogni probabilità sarebbero oggi difficilissimi da siglare. Dobbiamo lavorare per raggiungere obiettivi concreti, realizzare le politiche indicate in molti dei documenti della Commissione come di altre istituzioni comunitarie, ma che poi non vengono tradotte in atti concreti. Questa discrasia tra i documenti strategici e le politiche, rispetto alla loro applicazione sia a livello europeo che nazionale, è uno degli elementi che a nostro avviso allontana e rende meno credibile la governance europea. Dobbiamo denunciare con forza il tentativo di rinazionalizzazione delle competenze e delle politiche e che anche in questi termini può essere letto lo scontro tra Sarkozy e Barroso sulla scandalosa vicenda dei rimpatri dei rom. La distanza tra le priorità europee e le politiche nazionali è sempre più evidente: come possiamo pensare di sostenere la conoscenza e lo sviluppo economico che da essa può scaturire, di fronte all’applicazione dei tagli Gelmini? Come è conciliabile il rispetto delle più elementari norme comunitarie con le politiche razziste, che proprio in questi giorni il governatore del Piemonte Cota declina in versione regionalistica?
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