Ma noi ascoltiamo chi protesta e il governo ha dato risposte serie Il Cavaliere? Non ha vinto lui
Intervista a Guglielmo Epifani su la Repubblica del 19/5/2013 – di Giovanna Casadio
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«Macché paura delle piazze, io ho spinto Ignazio Marino a chiudere la campagna elettorale proprio in piazza San Giovanni… ». Guglielmo Epifani difende “il Pd di governo”, che però «sa dare risposte alle piazze». E attacca Berlusconi: «Il videomessaggio del Cavaliere subito dopo le misure del governo, è una cosa abnorme: prova a oscurare la verità che è un’altra. Non ha vinto sull’Imu, fa propaganda nascondendo quello che è un problema per lui».
Segretario Epifani, ci spiega perché il Pd non era alla manifestazione dei lavoratori?
«Non c’è nulla da spiegare: le piazze per il Pd sono una voce da ascoltare, non solo per il rispetto che si deve a chi si sobbarca a un lungo viaggio, a un sacrificio per esprimere democraticamente e pacificamente la propria protesta. Il punto è che per un partito che sostiene il governo, il primo dovere è quello di dare risposte a chi protesta e anche a chi non sta in piazza».
Tuttavia, voi Democratici siete al governo con Berlusconi, ma in piazza solo pochi, in ordine sparso. Segno di paura, come sostiene Landini?
«No, è il contrario della paura».
Cioè?
«È segno della responsabilità della funzione che ho assunto, per quanto mi riguarda. C’è anche una scelta di fondo che ha sempre accompagnato il Pd, e cioè di rappresentare tutto il mondo del lavoro e anche gli altri mondi sociali, non solo un parte. Un partito deve avere paura se non fa, se non ha le idee chiare. Siamo in una fase di difficoltà, è vero, ma le idee le abbiamo chiare ».
Però un leader sindacale della Cgil, quale lei è stato, avrà provato un certo imbarazzo a rinunciare alla piazza in difesa del lavoro?
«Era capitato in altre occasioni. Bisogna sempre sapere distinguere tra la vicinanza alle condizioni dei lavoratori e dei giovani, e le piattaforme delle manifestazioni ».
La piattaforma Fiom la ritiene condivisibile?
«Condivisibile nella richiesta del cambiamento, nel mettere il lavoro al primo posto, in altre cose è più radicale e più divisiva. Ma la vera risposta sta nelle misure prese, che stanziano risorse vere, in direzione di tre scelte: rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, che parla ai lavoratori
meno protetti e delle piccole e medie imprese; il prolungamento dei contratti di lavoro dei precari della Pubblica amministrazione; il rifinanziamento dei contratti di
solidarietà».
Questo sembra più che altro il governo di Berlusconi, che si è annesso la proprietà dello sgravio dell’Imu?
«È un governo di servizio guidato da Enrico Letta, l’ex vice segretario del Pd. Vorrei che non restassimo
tutti abbagliati dalla propaganda di Berlusconi, che è un sintomo della nostra identità fragile. Berlusconi in campagna elettorale aveva promesso la restituzione dell’Imu del 2012: questa non c’è. Aveva proposto l’annullamento dell’Imu: questo non c’è. La scelta del governo va nella direzione di sospenderne il pagamento per l’anno in corso, in attesa di una rimodulazione e di una riforma dell’imposta. Berlusconi
aveva fatto propaganda, il governo fa una scelta seria».
Il Pd appare al traino?
«Se non vogliamo continuare su questo registro, cioè chi di volta in volta si intesta cosa, penso che bisogna fare lavorare più serenamente il governo, anche nelle sue mediazioni interne».
Ma lei su cosa alzerà la voce, per quali provvedimenti?
«La fotografia della realtà ci consegna uno scarto tra il dramma della condizione economica e sociale del paese, tra i giovani che non trovano lavoro, tra la fascia di povertà che sale, la crisi di tanti artigiani e piccole e medie imprese, e le possibilità che oggi vi sono per farvi fronte. Due altri lavoratori si sono suicidati… La condizione sociale è pesantissima. Allora il problema si sposta. Giugno non deve essere solo il mese in cui, come speriamo, l’Italia può finalmente uscire dallo stato di paese sorvegliato dalla Ue, per via della cosiddetta procedura d’infrazione, e così attingere ad altre risorse. Ma deve essere l’occasione per mettere l’Europa di fronte al bisogno di cambiare politiche economiche, perché solo rigore amplia la crisi e mina la rappresentanza democratica del paese».
Ci vorrebbe un piano straordinario di investimenti?
«Sì. Il passaggio europeo da una parte deve liberare risorse, che andranno destinate al lavoro dei giovani, e bisogna poi costruire gli strumenti per investimenti europei nelle infrastrutture. Al governo dico che deve continuare su questa strada, ma a giugno si gioca la partita decisiva per l’Italia, per l’Europa e forse anche per l’euro».
Cofferati, suo predecessore alla guida della Cgil, dice che il Pd ha sbagliato a non essere in piazza.
«Un’opinione legittima, ma ribadisco è più importante dare risposte ».
Si sente un segretario debole perché non eletto con le primarie?
«Sono un segretario eletto con le regole democratiche del partito: era accaduto anche in passato ».
Ci sono due sinistre ormai, e in piazza c’era quella anti-larghe intese?
«C’era anche questo nelle presenze politiche in piazza, insieme con una parte della sinistra che ha perso le elezioni. Osservo che l’idea delle due sinistre è un ritorno al passato».