Cofferati: “Il pericolo non è una scissione ma l’evaporazione”
Intervista a Sergio Cofferati sul Corriere della Sera del 5/9/2013 – di Andrea Garibaldi
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«Cosa succede nel Pd? Grande sofferenza. Per le elezioni, per il post elezioni…».
Lei, Cofferati, frequenta le feste del partito.
«Tantissimi iscritti, simpatizzanti, elettori non intravedono vie d`uscita. Per come il governo affronta la situazione economica. Perché non ci sono ancora le regole del congresso. Inoltre, c`è un timore non dichiarato esplicitamente».
Riguarda Berlusconi?
«Il timore che il partito faccia qualche errore sulla decadenza di Berlusconi da senatore».
Nelle feste Pd Renzi è accolto come un salvatore, fa il bagno di folla. «C`è bisogno di un riferimento. Nel caso di Renzi è legato a poteri di suggestione non a fatti concreti. Si condivide un`idea di cambiamento non ben definito, però non c`è una proposta politica specifica. Non è chiaro il modello di partito dí Renzi, l`asse della sua politica economica, i risvolti sociali». Sergio Cofferati è deputato europeo del Pd. E stato segretario generale Cgil dal 1994 al 2002. Il 23 marzo 2002 (governava Berlusconi) parlò davanti a tre milioni dí persone contro la modifica all`articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Molti, a sinistra, sperarono invano che diventasse segretario del Pd.
Lei ce l`ha un`idea precisa di partito?
«Il Pd deve appartenere alla sinistra riformista, deve entrare nel Partito socialista europeo. Deve coltivare il pluralismo, il rispetto di tutte le posizioni interne, ma liberarsi dell`anchilosi delle correnti».
Renzi vuole abolire le correnti. Perché – dicono i suoi detrattori – vuol costruire un altro «partito personale».
«L`alternativa alle correnti non è per forza il partito personale. Non credo che Renzi punti al partito personale, ma se non definisce meglio il merito del suo progetto, alimenta il rischio di andare in quella direzione».
Stiamo assistendo, nel Partito democratico, a uno scontro fra ex Dc ed ex Pci?
«La situazione mi sembra più artico- lata: ci sono ex pci che scelgono Renzi. La strada maestra per non guardare al passato è che tutti i contendenti rendano evidenti le loro proposte».
Il programma cosa dovrebbe prevedere ai primi posti?
«Sviluppo. Equità nella redistribuzione dei redditi. Diritti del lavoro e della cittadinanza».
Gli eredi della tradizione Pci-PdsDs stanno per perdere il controllo del Pd?
«Ci sono figure in campo che ben rappresentano quella tradizione, come Gianni Cuperlo. Sarò con lui alla festa nazionale del Pd di Genova».
È opinione diffusa che Renzi abbia già vinto il congresso. Ha molto seguito anche nelle regioni che venivano definite «rosse».
«I congressi si fanno dal vivo. Renzi gode di grande attenzione mediatica e appare forte nelle occasioni pubbliche. Ma non bisogna mai dare per scontato l`esito di un congresso».
Fra Renzi ed Enrico Letta il Pd «morirà democristiano», secondo un`antica espressione di Luigi Pintor?
«Fra Renzi e Letta cì sono molti problemi irrisolti. Se il governo va avanti e Renzi diventa segretario del Pd, potrebbe avere la tentazione di accelerare per un nuovo esecutivo sotto la sua guida. Se ci fosse la crisi, Letta potrebbe ricandidarsi a Palazzo Chigi ed entrare in conflitto con Renzi. È fondamentale che sia fatta subito chiarezza su identità o separazione fra segretario del partito e premier».
Lei che soluzione sceglierebbe?
«Devono essere due figure diverse. Ma la fonte della loro legittimazione dovrebbe essere uguale: primarie aperte, per l`uno e per l`altro molo».
Cosa pensa della campagna per la «rottamazione» dei dirigenti più stagionati?
«Ogni organizzazione deve essere capace di produrre un costante rinnovamento dei gruppi dirigenti. Ma anche di salvaguardare la saggezza del passato. Energie nuove più valori dell`esperienza».
In questi giorni avvengono passaggi da un campo all`altro dei candidati. Si parla di «trasformismo».
«I passaggi da un`area politica a un`altra vanno argomentati con dei contenuti. Sennò, se si tratta soltanto di cambi di collocazione, è tutto più triste, impoverisce la politica e alimenta i sospetti».
Il Pd «morirà democristiano»?
«Il Pd potrà rappresentare tutte le culture che contiene solo se resterà nella sinistra riformista e nella famiglia socialista europea. Altrimenti, sarà difficile per chiunque tenerlo assieme, conflitti e tensioni diventerebbero troppo acuti. Io non vedo pericoli di rottura del Pd, di scissione. Vedo la possibilità dell`esaurimento, dell`evaporazione».
Il congresso del Pd, tuttavia, non si svolge in una bolla fuori dal tempo…
«Questo è un punto chiave. Il tema del congresso a tratti sembra prescindere dallo scenario. Ho la sensazione che possa arrivare rapida una crisi di governo. In quel caso non ci sarebbe alcun congresso. Potrebbe arrivare lo scioglimento delle Camere. O le dimissioni di Napolitano. Oppure, il presidente della Repubblica chiederebbe un governo esclusivamente per la legge elettorale, per andare al voto in primavera. In questo caso il congresso potrebbe svolgersi, ma molto condizionato da ciò che accade fuori, imprevedibile…».