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Ora possiamo riprendere il lavoro più coesi

Su Europa del 3/10/2013
dall’intervento del presidente del consiglio Enrico Letta  alla Camera dei Deputati il 2 ottobre 2013

Cinque mesi fa ci siamo trovati qui in una situazione drammatica, in quella situazione drammatica a partire dal discorso del capo dello Stato che scelse di accettare la richiesta pressante di essere di nuovo presidente della repubblica per la seconda volta. Venne qui e fece a tutti noi un discorso di una chiarezza cristallina e anche per certi versi un discorso di una durezza evidente, perché in quel discorso c’era poi tutto il filo di ciò che è accaduto dopo.

La necessità, immediatamente, di mettere mano a un governo con una maggioranza larga che avesse alcuni obiettivi, obiettivi che potessero rapidamente andare a dei risultati.

Perché un governo con una maggioranza larga? Perché semplicemente il nostro parlamento, con questa legge elettorale, ha dato risultati di maggioranze diverse alla camera e al senato e con questi numeri, con queste forze politiche e con queste coalizioni, se si riandasse a votare, con questa stessa legge elettorale, sarebbe lo stesso.

È evidente che tutto questo ha bisogno di un governo, ma non di un governo qualunque, ha bisogno di un governo nel pieno delle sue funzioni con una chiara maggioranza che lo sostiene; di un governo soprattutto che fa le sue scelte, avendo chiaramente un programma, degli obiettivi ed essendo soprattutto in grado, con i suoi partner europei, di prendersi delle responsabilità e di fare delle scelte. Questo è quello che ci ha portato qui.

Ci ha portato qui il ragionamento che altre volte io ho fatto insieme a voi e penso che chi ha sfiducia nei confronti di questo governo e di questo presidente del consiglio pensava che non ci saremmo mai venuti, quando io altre volte ho detto che non avrei governato a tutti costi. Tante volte mi è stato detto: va bene, lo dici. Ma io lo dico e lo penso veramente, perché so la complessità e la fatica degli impegni che abbiamo e quindi so, a partire dalla settimana scorsa, da quando è stato chiaro che non si poteva andare avanti così, che da parte mia non c’era altra possibilità che quella di chiedere un chiarimento, un chiarimento senza se e senza ma qui in quest’Aula in cui io dicessi quello che pensavo, facessi delle proposte e poi il parlamento libero e sovrano decidesse se appoggiare oppure no il lavoro di questo governo e di questa maggioranza.

Abbiamo passato una settimana in cui c’è stato un su e giù di fiducia, sfiducia, possibilità che la maggioranza confermasse o non confermasse, possibilità che si andasse al voto. Alcuni hanno espresso esplicitamente dentro la maggioranza e fuori dalla maggioranza la preferenza per il voto anticipato, addirittura fissando anche una data, fine novembre. Penso che sarebbe stato un errore.

Penso invece che sia molto importante che oggi siamo qui in condizione di poter riprendere il filo del lavoro più forti e più coesi, a patto che sia chiaro che il risultato di questo sia un risultato come lo intendo io. È un risultato che ci sarebbe stato comunque, per essere chiari fino in fondo, ed è un risultato rispetto al quale ho intenzione di lavorare mantenendo il punto fermo di quello che ho detto: non esiste collegamento tra due vicende, una vicenda giudiziaria e una vicenda che riguarda l’attività di governo.

L’attività di governo ha bisogno che ci sia da parte di ognuno di noi attenzione, impegno, scelte e soprattutto serietà nel portarle avanti. Ha bisogno che non ci siano ricatti nel dire o si fa questo oppure casca il governo, perché si è dimostrato che il governo non casca se questo è l’atteggiamento. Ha bisogno che non ci siano risse, ha bisogno che ci sia soprattutto da parte di ognuno di noi la consapevolezza del fatto che dobbiamo dare risposte agli italiani e se non siamo in grado di dare risposte agli italiani non ci sono margini perché questo governo stia in piedi. Sono convinto che il dialogo tra parti diverse sia possibile, se ognuno è convinto di avere le spalle larghe.

Il dialogo spaventa chi ha identità deboli. Chi ha identità deboli si nasconde, perché ha paura del dialogo. Chi ha identità forti non ha paura del dialogo, lo affronta, è in grado di trovare i punti di accordo, i compromessi che sono necessari in un momento nel quale il paese ha bisogno di risposte, come questo.

Io ho intenzione di lavorare con la massima determinazione in questa direzione. Ho intenzione di farlo con la stessa determinazione dei cinque mesi che abbiamo dietro le spalle, sperando di raggiungere risultati di lungo periodo, ma ho intenzione – se mi permettete – di metterci un pochino di spinta e un pochino di cuore in più, perché oggi, da stamani, un giorno storico per la nostra democrazia, un giorno storico della nostra democrazia, abbiamo condizioni in più, secondo me, di chiarezza perché questo lavoro possa essere un lavoro che ci consenta di guardare lontano, un lavoro che consenta anche – fatemelo dire – a nuove generazioni di affacciarsi e assumersi le loro responsabilità.