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Serve il primato della coscienza

Gianfranco Morgando su La Voce del Popolo del 10/2/2014

Luca Rolandi, sulla “Voce del Popolo” del 19 gennaio, ci invita a riflettere su un tema che ha accompagnato tanti di noi per un intero percorso di vita: il rapporto tra la fede e la politica, e il ruolo che nell’azione pubblica debbono avere i laici cristiani. Inserisce opportunamente il tema nella situazione della nostra società, attraversata dalla crisi e da una domanda di futuro a cui nessuno sembra in grado di rispondere. Se ho capito bene Rolandi ritiene che il “rischio della irrilevanza” per i cattolici non stia nella mancanza di potere, o nella difficoltà di incidere su specifiche decisioni, ma essenzialmente nella incapacità di proporre una visione strategica che apra una nuova fase per il nostro paese. Sono d’accordo. I cattolici hanno avuto un ruolo importante in Italia quando hanno saputo elaborare un progetto politico, economico e sociale che corrispondeva ai bisogni della società ed al sentire comune dei suoi cittadini, in particolare nei momenti più drammatici della vita del paese.

Credo che questo sia di nuovo il tempo. Prima ancora di quella dei cattolici, c’è una spaventosa irrilevanza della politica. Domina su tutto l’economia, il liberismo sfrenato di una globalizzazione selvaggia. Che si accompagna ad un “pensiero debole” che parla di diritti individuali senza doveri sociali. Come ricordava Charles Taylor, destra e sinistra si ritrovano unite in una “inconsapevole congiura”. Forse i cattolici, riprendendo una iniziativa, possono contribuire anche a ridare senso e ruolo alla politica.

C’è prima di tutto un problema di progettualità. Me la cavo con una battuta: la sfida è quella di una “utopia concreta”, della capacità di tenere insieme la dimensione ideale e quella pragmatica. E poi c’è il problema degli strumenti per realizzare il progetto.

Suggerisco uno schema di ragionamento, e rinvio per l’approfondimento al testo che lo propone, e che ho trovato assai interessante. Si tratta di un volumetto edito da “La Scuola”, che si intitola appunto “I cattolici e il paese”. Se non tradisco il pensiero dell’autore (il prof. Luigi Alici, ordinario di Filosofia Morale all’Università di Macerata), estraggo due indicazioni: 1) la prima frontiera dell’impegno politico è la costruzione di un progetto che abbia come base un patrimonio etico condiviso. E’ una sorta di azione politica di primo livello, che deve coinvolgere tutti nella ricerca, e che richiede strumenti culturali ed associativi adeguati. 2) Il secondo livello è quello della scelta di campo a favore di uno schieramento. Per il credente che si sente chiamato a compiere questo passo, l’unico criterio di sintesi è quello della coscienza personale. E’ ancora l’antica distinzione di Maritain: il politico credente deve agire “da cristiano” e non “in quanto cristiano”.

Gianfranco Morgando

Segretario regionale PD Piemonte