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ASSEGNI DI CURA A TORINO. TAGLIATI I FONDI REGIONALI E SOSTITUITI TEMPORANEAMENTE CON FONDI EUROPEI

Canalis: La Giunta Cirio sta completando il disegno di sostituzione dei fondi regionali, sociali e sanitari, per gli assegni di cura domiciliari, che dal 2003 erano una buona pratica torinese, con fondi europei con scadenza 2024. Da capire cosa accadrà dopo tale data.

 

20.3.2023 – Il capitolo del bilancio regionale dedicato alle fragilità sociali, i cosiddetti extra Lea che finanziano gli assegni di cura e i buoni servizi domiciliari nella città di Torino, gli interventi sulla psichiatria in tutto il Piemonte (gruppi appartamento, comunità alloggio, assegni terapeutici, borse lavoro) e il sostegno ai malati di Sla, da quando si è insediata la Giunta Cirio nel 2019 ha subito un taglio netto: da 55 milioni di euro si è passati ai 43 milioni del bilancio di previsione 2023, come ci ha illustrato oggi in Commissione l’Assessore Marrone.

A Torino le persone non autosufficienti raggiunte da prestazioni domiciliari in lungo assistenza (assegni di cura e buoni servizi domiciliari appunto) erano 4.672 al 31.12.2020.

Marrone ha affermato che il nuovo bonus Scelta Sociale domiciliarità compenserà il taglio dei fondi regionali, ma dimentica alcune criticità significative:

  • Il taglio di bilancio è stato fatto solo sui fondi regionali che finanziano la domiciliarità nella città di Torino, mantenendo invece invariati i fondi che riguardano il resto della Regione
  • Il bonus “Scelta Sociale” della Regione Piemonte costituisce un sollievo immediato per le persone non autosufficienti e per le loro famiglie, ma è una grave distorsione sul medio periodo. Infatti si tratta di fondi europei sociali e non di fondi sanitari Lea, siamo quindi di fronte ad un contributo una tantum e non ad un diritto esigibile; si tratta inoltre di fondi temporanei con scadenza 2024; chi non ha pronti 1) la certificazione Uvg, 2) l’Isee e 3) lo Spid, non può fare domanda; oltretutto la Giunta Cirio non ha attivato una convenzione con la rete dei CAF che avrebbe potuto accompagnare le famiglie nelle complesse pratiche burocratiche; l’accesso a questa misura è incompatibile con altre misure (ad esempio la retta Rsa pagata dalla sanità); si tratta di un contributo alternativo ad altri interventi di cui il cittadino fruisce; non sappiamo da cosa sono stati distolti questi 90 milioni di euro di Fondo Sociale Europeo.

Il ricorso ai fondi europei, insomma, non ci pare la risposta corretta all’emergenza della non autosufficienza, di persone anziane o disabili.

Quello che serve invece è:

  • aumentare e rendere obbligatoria la spesa sanitaria annuale regionale per convenzioni residenziali in RSA;
  • innalzare la quota sanitaria delle rette in RSA;
  • rivedere i criteri sociali di accesso ai posti letto in convenzione in RSA;
  • formare più medici, infermieri ed assistenti sociali;
  • finanziare con fondi sanitari anche le prestazioni domiciliari di assistenza tutelare professionale della persona (esempio cura ed igiene della persona), e non solo quelle residenziali.

Sul bonus Scelta sociale residenzialità (che dovrebbe partire a fine marzo), inoltre, l’importo di 600 euro previsto dal bonus, è decisamente inferiore all’importo che la famiglia potrebbe vedersi riconosciuto se scegliesse la strada della convenzione sanitaria.

Siamo quindi contenti che molti cittadini abbiano già fatto domanda per il bonus domiciliarità (fino a d oggi un migliaio di domande pervenute al CSI), ma siamo estremamente preoccupati per il taglio “politico” di fondi regionali mirato alla città di Torino, per la natura temporanea e meno tutelante di un bonus finanziato da fondi europei rispetto al riconoscimento di un diritto tramite erogazione di fondi sanitari stabili, e per il rinnovato disimpegno di fondi regionali sulle fragilità sociali, iniziato negli anni scorsi.

I fondi europei di carattere sociale dovrebbero essere aggiuntivi e non alternativi o sostitutivi dei fondi regionali, sia sanitari sia sociali. Un taglio su fondi regionali in vista di maggiori fondi europei è segno di deresponsabilizzazione da parte della Regione.

Per il centrosinistra la cura della non autosufficienza è una priorità, non solo sociale ma anche sanitaria. Chiederemo pertanto un ripristino della spesa storica dei fondi regionali sociali e sanitari per la domiciliarità.

Monica CANALIS – Consigliera regionale Pd