Piano FIAT: obiettivi ambiziosi, ma si deve fare i conti con la crisi
Nota a cura di Piero Pessa, Responsabile dipartimento lavoro Pd Piemonte
In data 20 maggio 2010 la segreteria regionale del PD del Piemonte ha incontrato un gruppo di esperti economici e finanziari e di sindacalisti metalmeccanici per approfondire l’analisi sul piano Fiat, presentato recentemente da Sergio Marchionne, e sulle relative conseguenze per il nostro paese e per il Piemonte.
Nel corso della discussione è stato esaminato il piano Fiat, nei suoi dati e obiettivi, anche considerando le opinioni degli analisti finanziari.
Vi è stata una larga convergenza di opinioni nel definire molto avanzati e ambiziosi gli obiettivi posti dal piano, anche se difficilmente realizzabili al 100%. In particolare è stato fatto notare che nei piani presentati in passato la Fiat aveva indicato obiettivi altrettanto ambiziosi in termini di volumi e delle quote di mercato, senza riuscire a raggiungerli. Certamente il rinnovo e l’estensione della gamma dei modelli di vetture aiuterà l’acquisizione di nuove quote di mercato, tuttavia molto dipende dal grado di successo che incontreranno i nuovi modelli sul mercato. Nella situazione specifica pesa anche l’incertezza della situazione economica generale che può mettere in discussione i presupposti economici e finanziari su cui si basa il piano Fiat. Per quanto riguarda la produzione della componentistica e delle piccole aziende della filiera del veicolo in Piemonte, è stato ribadito che per il momento il settore è sostanzialmente fermo, mentre si prevede una forte selezione nel prossimo futuro.
Le organizzazioni sindacali hanno sostanzialmente dichiarato la loro disponibilità alla trattativa con la Fiat, ma hanno anche sottolineato la pesantezza dei sacrifici richiesti ai lavoratori, a cui viene chiesto di “finanziare” il piano con un incremento della produttività del lavoro. Ciò deriva anche dalla latitanza del governo italiano che, a differenza degli altri governi europei, è completamente disinteressato a sviluppare adeguate politiche industriali nel settore. Per quanto riguarda la situazione torinese e i relativi avvicendamenti dei modelli in produzione a Mirafiori, i sindacati prevedono un aumento della cassa integrazione nel corrente anno. Le organizzazione sindacali hanno inoltre rimarcato le difficoltà con cui procede la trattativa sullo stabilimento di Pomigliano (il primo banco di prova della trattativa), anche per le numerose e articolate condizioni poste dall’azienda.
In definitiva è evidente che la Fiat, per reggere la competizione, sta attuando una grande trasformazione con l’obiettivo di diventare un produttore mondiale. Ciò comporterà rilevanti conseguenze in termini di dislocazioni produttive: forse un minor peso della Fiat nel nostro paese e forse anche un mutamento degli assetti proprietari, anche tramite lo scorporo delle produzioni auto. Come conseguenza di questo fatto e di tanti altri processi di crisi degli altri settori economici, dobbiamo porci la domanda su quale apparato produttivo deve dotarsi il nostro paese, quali sono i settori da considerare prioritari, quali politiche industriali e come incalzare il governo, che è assente su questi temi con effetti devastanti.