|  |  | 

Homepage in edicola

Epifani: “Basta con le tensioni o staccheremo noi la spina”

Intervista a Guglielmo Epifani su La Stampa del 14/7/2013 – di Carlo Bertini

«I fatti e le parole di questi giorni non si cancellano e lasceranno il segno: il Pdl dimostri che le vicende processuali di Berlusconi non mettono a rischio il governo, altrimenti non aspetteremo che siano loro a staccare la spina. Perché la somma di crisi, disoccupazione e calo dei consumi, ci pone innanzitutto di fronte al rischio di un autunno caldo dal punto di vista sociale e il paese ha bisogno di un governo stabile». Guglielmo Epifani non si lascia impressionare dal Cavaliere che ora veste i panni della colomba, perché nutre il sospetto che ciò sia dovuto solo ad esigenze di «tattica processuale». E non intende subire i diktat di chi stoppa ogni proposta sul conflitto di interessi, perché «una legge ci vuole e le larghe intese non possono ridurre il Parlamento in un organo a sovranità limitata».

Quando lei dice che siete pronti a tutto cosa intende?

«Che noi stiamo sostenendo lealmente il governo, che accentueremo la nostra volontà propositiva, ma che terremo posizioni molto rigide anche nei confronti del Pdl. E se per caso all’evolversi delle vicende giudiziarie, ritornassero tentazioni di rottura, ne trarremo le conseguenze. C’è una contraddizione insanabile tra una funzione di servizio del governo, che nell’autunno più duro della crisi deve dare una risposta ai problemi del paese, e le questioni giudiziarie di Berlusconi. Sono due logiche che assieme non stanno. Se c’è una non c’è l’altra, questo è il problema».

Crede che siate vicini a un punto di non ritorno?

«Siccome la tensione c’è, non si possono gettare tonnellate di bombe e far finta che non sia successo niente».

Certo, con la proposta sul conflitto di interessi avete incassato lo stop del Pdl e le bordate di Grillo, per non dire delle reazioni interne al Pd…

«E’ tipico di un paese e di una informazione che ha la memoria corta. È una proposta che mancava da 50 anni, presentata per offrire per i prossimi decenni una legge sul conflitto modulata sulle più avanzate esperienze europee e nord americane. Non c’entra nulla con quello che bisognerà decidere nei prossimi giorni o con la situazione di oggi di Berlusconi. Dobbiamo poter pensare agli interessi futuri del paese e questo vale anche per lo ius soli, per i diritti delle coppie: nessuno può impedire al Parlamento di andare avanti su ciò».

L’ultimo fattore di tensione è il caso Kazakhstan. Pure voi chiederete le dimissioni di Alfano?

«La vicenda è inquietante, ma aspetto di capire cosa sia successo esattamente. Prima di chiedere le dimissioni di qualcuno per le responsabilità politiche, voglio sapere quali siano le responsabilità funzionali. Se dal capo del governo ai ministri interessati erano tutti all’oscuro, qualcosa non quadra. Ma si dovranno trarre le conseguenze dopo».

Lei si trova a fare i conti nel Pd con un nodo politico esiziale: tra chi vorrebbe tagliare i ponti e andare a votare in ottobre e chi difende il sostegno al governo Letta.

«Andando al cuore del problema è chiaro che una parte di fibrillazioni interne sono legate alla scadenza congressuale. Ma sono tra quelli che pensano che il governo debba andare avanti nell’affrontare la crisi. Ci battiamo contro chi volesse lavorare per logorarlo».

Per dare un nome e cognome, ce l’ha con Renzi? I suoi deputati dicono che il Pd non ha iniziativa politica e schiena dritta…

«Non ce l’ho con nessuno. La verità è che avendo noi la guida del governo, abbiamo una responsabilità più forte. Ma quando discuteremo della legge di bilancio, ci saranno terreni sui quali ci batteremo, a partire dalle risorse da mettere sulla scuola».

Dunque non accetta l’accusa di un Pd ostaggio di Berlusconi e troppo supino?

«Non mi pare, vedo un Berlusconi in grande difficoltà, è questa la verità».

Voi state andando ogni giorno in ordine sparso su tutto, dalla sospensione dei lavori delle Camere, al finanziamento pubblico. Tutta colpa di chi scalpita troppo?

«Sui diritti civili, come sullo ius soli, il Pdl è diviso, perché si guarda solo in casa nostra? Poi è vero che ci sono cose su cui al nostro interno abbiamo sensibilità diverse, come il finanziamento ai partiti: su questo si scontrano due principi giusti. In tutta Europa c’è il finanziamento pubblico dei partiti ed è altrettanto vero che in Italia quei fondi sono stati usati male generando una repulsione dei cittadini. E trovare il compromesso non è semplice, ci stiamo provando. Non mi spaventano le opinioni diverse, ma il come si decide. Se ognuno si comporta come vuole, quello che si fa una volta può ripetersi sempre. Così non va».

Tiene il punto sull’accusa a Monti di aver nascosto la polvere sotto il tappeto?

«Sono curioso anche io di capire bene come sia la situazione. Monti ha fatto uno sforzo di risanamento, ma penso che, come spesso fanno i governi, per una serie di motivi si attuano meccanismi che chi arriva dopo si trova a dover gestire».