LIBERA REPUBBLICA FINE DI UN PARADOSSO
Paolo Griseri su la Repubblica del 30/7/2013
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NELLA ricostruzione della Procura c’è la storia di una valle in cui regnano le intimidazioni ai danni di chi lavora nel cantiere e dei loro familiari, gli attacchi alle ditte che hanno ottenuto appalti, le sassaiole e gli agguati notturni.
Era inevitabile che questa seconda narrazione degli stessi fatti avrebbe avuto un effetto choc sui molti che, anche in buona fede, avevano considerato legittime espressioni di dissenso quelli che invece, secondo le accuse, sono veri e gravi reati. Perché sarà anche spiacevole per un proprietario dei terreni dell’Avanà avere il campo temporaneamente occupato dalle ruspe, ma è assai meno piacevole per un operaio che lavora a Chiomonte scoprire dai figli che gli insegnanti fanno ironia sul suo lavoro.
E’ assai meno piacevole trovarsi l’albergo occupato perché si ospitano i dipendenti del cantiere e gli agenti incaricati di tutelarli. Non può essere normale mettere nel conto l’incendio dei camion perché invece di lavorare per la Sitaf (unico vero distributore incontrastato di appalti in valle), si lavora per la Tav. Perché invece di scavare dodici chilometri di galleria a Bardonecchia, si scavano dodici chilometri di galleria a Susa. Non può essere fisiologico attendere di notte che si scateni l’ennesimo attacco con i razzi e le molotov, con gruppi mascherati che si alternano negli assalti come si trattasse di espugnare un forte nemico. Tutto questo gli oppositori al supertreno lo chiamano dissenso. La Procura di Torino invece lo definisce disegno eversivo contro un bene dello Stato, dichiarato «sito di interesse strategico» da una legge votata dal Parlamento.
Choccati dalla durezza delle accuse alcuni amministratori della valle hanno parlato di capi d’accusa sproporzionati. Solo il processo dirà se gli indagati sono vittime di un clamoroso abbaglio giudiziario o se sono colpevoli. Viste le accuse, ci sarebbe da sperare nella prima ipotesi. Ma certo da ieri nessuno degli amministratori può pensare di vivere in una sorta di libera repubblica in cui ogni reato anche grave può essere coperto dalla foglia di fico del dissenso, dove polizia e carabinieri possono essere considerati, con un riflesso protoleghista, truppe d’occupazione. Perché, piaccia o no a Sandro Plano, quella della val di Susa non è una partita tra scapoli e ammogliati in cui «la violenza c’è da tutte e due le parti». Chi assalta un cantiere con le bombe carta non è sullo stesso piano di chi si difende con i lacrimogeni.