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Bersani: “Basta partiti padronali, teniamo alti i valori di sinistra”

Intervista a Pier Luigi Bersani su la Repubblica del 29/8/2013 – di Alessandra Longo

Una fase nuova, una sfida per tutti. Per il Pd «che deve diventare una forza politica stabile e riformista», per il Pdl «chiamato a distinguersi da Berlusconi», per il Movimento CinqueStelle «che deve scegliere se fare la coda avvelenata dell`antipolitica o diventare una forza positiva e costruttrice». Pier Luigi Bersani cerca lo «sguardo lungo» nel tentativo di sfuggire al solito, «stucchevole», giochino del rimpallo quotidiano tra avversari.

Dice: «Siamo ad un tornante della vita politica, a 20 anni dalla caduta del muro, a vent` anni da Tangentopoli. Se non prendiamo la strada giusta andiamo a sbattere. In questi anni di discredito totale della politica l`Italia ha preferito la scorciatoia dei partiti personali. Berlusconi è stato il profeta di questa fase ormai al tramonto». Va da sé: il Pd dei prossimi 20 anni dovrà essere, secondo l`ex segretario, pesantissimo di contenuti, dare risposte al Paese, affidarsi a leader pro tempore. «Vincere è importante ma c`è una fiaccola da tenere alta, quella degli ideali della sinistra». Renzi parteciperà a questa sfida. Bersani lo aspetta al varco: «La sua idea di Pd confessa – non mi è ancora chiara».
Onorevole Bersani, la prima domanda è quasi esistenziale. Dove stiamo andando?
«E` un momento delicatissimo. Che si tratti di settimane o mesi, si sta chiudendo un ventennio di sfide mancate. L`Italia ha rinunciato a costruire forze politiche stabili e ha pagato un prezzo enorme. L`importante non era governare e riformare il Paese ma solo vincere le elezioni. Adesso bisogna voltare pagina, guardare lontano».
Prima guardiamo vicino. La mina Imu in qualche maniera è stata disinnescata.
«Il compromesso va bene, rimane l`impressione di fondo: l`Italia non è una Repubblica fondata sugli immobili ma sul lavoro. Bello sarebbe stato mettere quei soldi lì a riduzione dell`Irpef per le fasce più deboli della popolazione. L`Imu, che va riformata, non è il clou dei problemi italiani».
Il Pdl l`ha usata come redde rationem.
«Adesso il redde rationem si sposterà al 9 settembre, il giorno in cui la giunta si riunisce per decidere sulla decadenza di Berlusconi».
Che ne pensa?
«Trovo stucchevole il gioco di buttare la palla nel nostro campo. Non possiamo concedere a Berlusconi quello che non abbiamo mai concesso ai nostri per cose ben minori. Siamo in uno stato di diritto, non si aprono tavoli politici. La legge è uguale per tutti. La destra prima evoca la natura giurisdizionale della giunta e poi le tira la giacca ogni minuto. E` ridicolo. Ma il punto è un altro».
Quale?
«Il punto è che cosa vuole fare il Pdl. La destra deve decidere: è in grado di distinguersi dal Capo o il partito è solo un suo prolungamento? La questione è dirimente e lo sono anche i tempi che saranno scelti. Se l`operazione di affrancamento cominciasse adesso, il governo potrebbe andare avanti con più stabilità, si potrebbero aprire fasi diverse. Se il Pdl non se la sentisse di distinguersi, per quanto doloroso sia, dalle sorti di Berlusconi, comunque l`appuntamento arriverebbe e nel frattempo il Paese avrebbe subito un trauma micidiale con le inevitabili bufere sui mercati. Sta a loro la scelta. Vogliono riorientarsi o preferiscono l`Apocalisse?».
Per il momento il centrodestra sembra incollato al suo padre-padrone. E` partito anche un ricorso alla Corte europea dei diritti dell`uomo.
«Benissimo. La giunta valuterà a deciderà».
E l`apertura di Violante?
«Lui stesso ha parlato di una posizione personale. La linea di Epifani è chiarissima e difende il principio di legalità».
Lei ha sempre avversato le larghe intese. Almeno sulla carta avevano però il vantaggio di mettere assieme le due forze maggiori e incidere subito sulle emergenze. Sta andando così? Penso al lavoro…
«Lo dico non per ragioni ideologiche ma pragmatiche. Nella concreta situazione italiana le larghe intese vivono sull`orlo dell`impossibile e bisogna tenere sempre aperta la prospettiva del cambiamento. Il governo sta facendo, brigando, pensando ma affermare le nostre priorità sul lavoro, sul sociale, sui diritti, è difficile, si va sempre al compromesso. Un governo diverso avrebbe fatto cose diverse. Detto questo, Letta, alle condizioni date, sta facendo più del possibile. Purtroppo la navigazione di questo governo è destinata ad essere tribolata».
Il Pdl staccherà la spina?
«L`hanno già fatto con Monti, non siamo certo noi i destabilizzatori. In questo caso il Parlamento non potrebbe lasciare l`Italia allo sbando, bisognerebbe verificare altre possibilità e comunque mettere in sicurezza legge di stabilità e legge elettorale».
Grillo si è pentito, vuol votare con il Porcellum. Lei si è pentito di averlo considerato un interlocutore?
«Non ho mai avuto una fascinazione per Grillo. Ho cercato solo di stimolare una riflessione in quel Movimento. Anche loro sono davanti alla sfida di questa fase nuova: o si rinchiudono nella critica rabbiosa e antisistema o diventano una forza positiva».
Gli elettori del Pd dicono: certo se in tutto questo terremoto il partito non fosse così agitato…
«Non c`è dubbio che bisogna cambiare registro. Non si fa un congresso ogni 4 anni con l’orizzonte di 4 settimane. Non si tratta di organizzare tifoserie o incassare plebisciti senza contenuti. Il tema del congresso deve essere l`analisi dei 20 anni che abbiamo alle spalle e una riflessione seria su come radicare stabilmente il Pd, inteso come forza politica riformista. Io mi sono dimesso per ottimismo! Siamo o no maturi per arrivare a costruire un soggetto politico autonomo o ci accontentiamo di uno spazio neutro aperto alle avventure personalistiche? Il prossimo Congresso deve essere all`altezza».
Congresso per il segretario, primarie per il candidato premier del centrosinistra.
«Sono contro l`automatismo per le due figure. Che il segretario sia poi candidato premier non lo impedisce il dottore ma nemmeno lo ordina. Naturalmente il candidato premier va scelto con primarie di coalizione».
E qui veniamo a Renzi. Vulgata diffusa: è la carta vincente ma da dentro cercano di massacrarlo.
«Si fanno apposta le primarie. Tutti i candidati dovranno dire una parola, descrivere la missione che hanno in mente per i prossimi anni: con chi, contro chi, per fare che cosa».
Lei ha capito che Pd ha in mente Renzi?
«No, non mi sono fatto ancora un`idea, spero di farmela. Al momento non ce l`ho chiarissima».
Letta sta dimostrando buone dosi di navigatore. La sua esperienza finirà con le larghe intese?
«Letta è giovane, sopravviverà alle larghe intese».
Bersani, dica la verità, la notte si sogna quei 101 che hanno affondato Prodi?
«C`è stata una sala macchine, un`alleanza tra chi voleva affossare i candidati alla presidenza della Repubblica e chi voleva affossare me».
La cito: ogni incarico in politica finisce con un dispiacere.
«Le assicuro che il dispiacere vero lo sto ancora aspettando».