La politica distratta
Sergio Cofferati su Left del 7/9/2013
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A voler essere magnanimi nel giudizio e parchi nel linguaggio, l’agenda della politica italiana di questi mesi si potrebbe definire distratta e lontana da quelle priorità che invece il Paese reale richiederebbe.
Gli ultimi elementi di distrazione sono stati imposti dal Pdl. Le vicende giudiziarie e personali di Silvio Berlusconi hanno accompagnato gli ultimi vent’anni della politica italiana, avendo persino rappresentato la principale ragion d’essere di una coalizione. La sentenza della Cassazione sul processo Mediaset ha dato fiato agli urlatori che hanno ora facile gioco nel dominare la ribalta su questo tema. Ho sempre ritenuto che il confronto con un avversario politico dovesse riguardare il merito delle questioni e non le sue vicende giudiziarie. Ma nonostante ciò il rispetto delle leggi è un elemento cardine di uno stato di diritto. Che tempo ed energie vengano sprecate su un dibattito come questo, in un periodo nel quale sarebbero invece necessarie decisioni coraggiose e fuori dall’ordinaria amministrazione, è l’ennesimo grave danno che si regala al nostro Paese. Il secondo elemento di distrazione è stato l’Imu, o per meglio dire la sua bandiera demagogica da campagna elettorale prima e lo strumento di ricatto per il governo poi. L’Imu (proposta dal governo Monti e votata anche dal Pdl) è una tassa che mancava di elementi di equità ed in questo senso andava riformata. La sua eliminazione tout court è invece l’opposto di una riforma volta all’equità, esentare tutte le proprietà, indipendentemente dal loro valore, vuol dire favorire le grandi proprietà, equiparate in questo caso alle prime case di molti italiani. Una distrazione questa che, oltre ad allontanarci da problemi più acuti, rischia di provocare ulteriori danni con sottrazione di risorse per altri interventi, si pensi alla copertura parziale delle casse integrazioni, allo (speriamo remoto) aumento dell’Iva, o all’incertezze legate alla futura service tax. Intanto le stime di crescita della nostra economia confermano un approfondirsi della recessione anche per la seconda metà di quest’anno e, per il 2014, restano al di sotto della media europea e di quanto necessario per innescare un processo virtuoso di nuova occupazione; l’aumento delle fasce di popolazione a rischio povertà sono ormai delle costanti a cui non corrispondono interventi all’altezza della drammaticità della situazione. In Italia però si parlava d’altro.