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Siria, l’Italia ha favorito una svolta politica

Guglielmo Epifani su L’Unità del 12/9/2013

Pubblichiamo ampi stralci del discorso pronunciato dal segretario del Pd durante il dibattito sulla crisi siriana alla Camera dei deputati.

Il Pd condivide la scelta che il governo ha assunto e il ruolo che ha avuto in queste settimane sulla vicenda siriana. Noi condividiamo i due presupposti che sono alla base di questa scelta. Da una parte, la condanna delle atrocità che si commettono nella guerra civile in atto in Siria e delle responsabilità di Assad. Su questo, non ci possono essere dubbi o reticenze, soprattutto quando si usano armi chimiche nei confronti della popolazione inerme. Condividiamo anche il secondo presupposto, cioè che c`era e c`è bisogno di cercare le vie più idonee da parte della comunità internazionale per porre un argine a quello che sta accadendo.


L`uso della forza, tanto più senza una strategia politica chiara, comporterebbe due rischi: quello di allargare il conflitto, fino a fargli raggiungere dimensioni non calcolabili, oppure, a sua volta, accentuare la repressione interna. In sostanza, macerie su macerie. Oggi possiamo salutare come una novità ciò che si muove a livello internazionale.
Quella che sembrava una posizione giusta del nostro governo e del nostro Paese – ma anche da sola inidonea a cambiare il corso delle cose – appare invece il segno di una politica che può produrre l`effetto sperato, in modo particolare per riaprire la strada a un ruolo dell`Onu, mettere sotto controllo l`arsenale chimico, riaprire la prospettiva di una conferenza di pace. In queste ore deve essere l`obiettivo verso il quale spingere in maniera risoluta. Se si è aperta questa possibilità, se si è individuata questa strada, questa possibilità e questa strada non possono essere chiuse.
Noi crediamo che se dovesse vincere questa nuova idea si affermerebbe un modello che può valere per gli altri problemi in quell`area e prevenire altri conflitti. Ce n`è per noi, per il nostro ruolo da oggi in poi e ce n`è anche naturalmente per l`Unione europea. L`Europa deve tornare a svolgere il suo compito senza le divisioni che ne hanno infiacchito il ruolo: troppe posizioni diverse, troppi interessi regionali e tutto questo pagato con un`assenza di iniziativa nello scacchiere internazionale.
Da questo punto di vista vi chiedo, presidente del Consiglio, ministero degli esteri, governo, di fare ogni sforzo possibile perché il vertice di fine anno del Consiglio europeo sulla difesa sia un passaggio fondamentale per riconnettere un po` più di politica della difesa europea con un po` più di politica europea internazionale.
C`è un`altra considerazione: riguarda la democrazia e, in modo particolare, il ruolo che le assemblee legislative e i Parlamenti hanno svolto in queste settimane. Quello che è successo alla Camera dei comuni a Londra, quello che sta avvenendo all`interno del Congresso degli Stati Uniti, la discussione che c`è stata all`Assemblea legislativa francese sono aspetti significativi e fondamentali dell`evoluzione possibile di questa crisi. Insieme, naturalmente, all`altissimo appello del Santo Padre, espresso in forme e modalità del tutto inedite e condivisibili.
Per questo oggi torna a noi l`impegno di rafforzare il ruolo delle istituzioni internazionali e dire, nel modo più ampio possibile, al nostro governo che ha dietro il sostegno convinto del Parlamento. Infine, voglio solo ricordare, perché lo ritengo giusto in questa giornata, due frammenti della nostra memoria: quello che avvenne 1`11 settembre di dodici anni fa, uno dei più terribili episodi in grado di chiarire a tutti dove può portare un terrorismo disumano, e quello che avvenne nel Cile di Allende quarant`anni fa, dove si consumò in un solo momento uno dei più atroci episodi di sonno della ragione e una delle più cupe parentesi del sonno e della notte della democrazia.