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Epifani: «Manovrona? Giusta, ma non si può O gli eurobond o meglio sforare il 3%»

Intervista a Guglielmo Epifani sul Corriere della Sera del 14/10/2013

Epifani, finalmente un segretario Pd che fa guadagnare voti. Ma è già finita.

«In effetti le Amministrative le abbiamo vinte e abbiamo vinto anche in Parlamento e i sondaggi salgono?».

Perché allora non si è ricandidato?

«Perché sono stato scelto come figura di garanzia. E a metà mandato sarei dovuto diventare di parte. Non si fa. Oggi forse sarei stato quello che poteva giocarsela meglio contro Renzi. Ma poi chi avrebbe retto il partito sino a dicembre? Con la legge di Stabilità da fare?».

Lei chi vota alle primarie?

«Continuo ad avere un ruolo di garanzia».

Renzi che impressione le fa?«

Guardi, in vita mia ho conosciuto moltissime persone. Ma uno così sveglio, così pronto, così sul pezzo? Renzi ha una forza straordinaria. È evidente che la sua formazione non è compiuta. Ma impara in fretta».

Qualcuno l’ha paragonato al giovane Craxi che nel ’76 si prese il partito al Midas.

«Io al Midas c’ero. Anche Craxi aveva una grande forza. Ma era un’altra stagione. Rispetto a Renzi affondava molto più le radici nella sinistra. Da giovane aveva lavorato nelle fabbriche di Sesto, dove il capo della Cgil era Pizzinato».

Alla fine, segretario del partito e candidato premier saranno la stessa persona, o no?

«C’è un accordo per cui, senza cambiare lo statuto, il segretario accetta di misurarsi con altri candidati del Pd. Come fece Bersani».

In prospettiva lei chi considera la carta migliore per Palazzo Chigi? Letta o Renzi?

«Dipenderà da come Letta fa il premier e Renzi, se vince le primarie, il segretario. Oggi sono complementari. Letta è molto forte sul terreno internazionale, ha doti di mediatore e lunga esperienza di governo: sta facendo miracoli in condizioni difficilissime. Renzi ha invece più esperienza amministrativa e ha un piglio più decisionista. Possono giocare insieme, senza ricadere in un dualismo che in passato ci ha fatto male».

Ma il Pd resterà unito? Che farete voi di sinistra in un partito dominato da due centristi come Renzi e Letta?

«Renzi va messo alla prova. Dovrà essere il segretario di tutti, una volta vinte le primarie. I primi segnali ci sono: a capo dello staff ha messo il segretario dell’Emilia Romagna. Noi faremo quel che hanno fatto i centristi quando i leader venivano da sinistra: si salvaguardano valori ma nello stesso tempo si sta insieme, ci si contamina».

Non crede che una parte del Pd senza Berlusconi starebbe, e starà, nel Ppe?

«Forse una frangia marginale. Non le personalità forti».

Neppure Letta?

«Né Renzi, né Marini, né Letta. Che sostiene Schulz per la guida del Parlamento europeo. Sono convinto che per un certo mondo cattolico la scelta del Pd sia irreversibile. A maggior ragione con questo papato, che non chiede i collateralismi di un tempo».

A destra ci sarà davvero una scissione?

«L’operazione Alfano ha segnato una svolta: Berlusconi messo in minoranza nel suo partito. Non possono pensare di tornare indietro come se nulla fosse. O nascerà un centrodestra europeo, o si divideranno».Lei dice che Letta sta facendo miracoli. Ma qui parliamo di manovrine, con castelli del demanio ceduti alla Cassa depositi e prestiti. Per far ripartire il Paese ci vorrebbe una vera scossa.

«C’è uno scarto evidente tra quel che dobbiamo fare e quel che possiamo fare. Chi, da Squinzi in giù, chiede il ‘manovrone’, sappia che dice cose giuste, ma che non si possono fare. Siamo appena usciti dalla procedura di infrazione. Ora i conti sono in equilibrio. Ma qualsiasi intervento in sostegno dei redditi va finanziato. Dalla lotta ai paradisi fiscali, dall’accordo con la Svizzera, possono arrivare anche 10 miliardi di euro, ma lo sapremo solo nel corso dell’anno».

Quali sono le priorità, secondo lei?

«Allentare il patto di Stabilità per i Comuni virtuosi. L’altro giorno ero a Cortona: il sindaco ha 10 milioni di euro pronti che non può spendere. Se metà degli 8 mila Comuni potesse investire sulla sicurezza del territorio e delle scuole, avremmo 100 mila nuovi posti di lavoro. Poi c’è il cuneo fiscale. Qui però bisogna fare delle scelte: spalmare 5 miliardi su tutti i lavoratori e tutte le imprese serve a poco; meglio concentrarsi da una parte sugli incapienti, dall’altra sull’Irap e sulla deducibilità degli utili reinvestiti. E poi bisogna intervenire per lenire il disagio sociale».

Con il reddito di cittadinanza?

«Inutile farsi illusioni. Costa troppo. Io partirei dalla non autosufficienza, senza dimenticare esodati e pensioni. La caduta dei consumi è dolorosa. Ma è ancora più grave la caduta degli investimenti: meno 25%. In questi anni è aumentata la spesa pubblica corrente ed è diminuita la spesa per investimenti. Dobbiamo fare il contrario».

In molti invitano il governo a sfatare il tabù del 3%. Anche perché qualsiasi parametro calcolato sul Pil è destinato a peggiorare, finché il Pil non cresce.

«È così. Attenzione però: quello che si ottiene oggi, si rischia di pagarlo domani. La Francia ha potuto sforare, ma ora la Commissione le chiede 18 miliardi di tagli. Comunque l?Italia ha le carte in regola per andare in Europa e negoziare. O l’Europa mette più soldi per lo sviluppo, ad esempio con gli eurobond, o ci lascia sforare il 3%».

Qualsiasi legge di Stabilità comincia mettendo a bilancio almeno 80 miliardi di interessi passivi.

«È vero. Dobbiamo affrontare la montagna del debito pubblico. Evitare la crisi ci ha consentito di far scendere lo spread sotto il livello della Spagna, la stabilità può farlo diminuire a 200, forse a 150. Così si liberano risorse. Ma non basta. Le privatizzazioni degli immobili oggi non darebbero l?effetto sperato. Altri propongono di abbattere una parte del debito con una patrimoniale, ma questo si potrebbe fare solo con un grande consenso».

Patrimoniale, Iva, Imu sulle prime case oltre i 750 euro di rendita catastale? Il Pd è il partito delle tasse. In particolare sul ceto medio.

«L’emendamento sull’Imu era un’iniziativa di alcuni parlamentari che non ho condiviso, e infatti è stato fermato. Ricordo però che in tutta Europa esiste un’imposta sulla prima casa. Noi non siamo il partito delle tasse. Proponiamo che tutto quanto si recupera dall’evasione e dall’esportazione dei capitali vada a ridurre le tasse sul lavoro. In questi vent’anni l’Irpef è continuata a crescere; e l’80% dell’Irpef lo pagano lavoratori dipendenti e pensionati. Noi vogliamo invertire la tendenza. Tassiamo di più le cose, meno le persone».

Brunetta le ricorda che quando lei era socialista l’amnistia del 1990 salvò il Pci, «senza nominare i benefici che ne sarebbero derivati ai compagni».

Come a dire che non si può escludere Berlusconi da un provvedimento di clemenza.

« Trovo divertente che Brunetta mi rimproveri l’oro di Mosca. Lasciamo stare Berlusconi, che non c’entra. L’amnistia o l’indulto non risolvono il sovraffollamento delle carceri; tra due anni saremmo da capo. Abbiamo 16 mila detenuti per spaccio di droga, altrettanti immigrati; rivediamo la Giovanardi e la Bossi-Fini. E la custodia cautelare. La clemenza arriva alla fine di questo percorso. Non all’inizio».