I Report di monitoraggio e la necessità degli esperti. Furia: Leggere i dati non è semplice, ma buttarla in caciara per ottenere consensi è irresponsabile
Il Ministero, nel link qui riportato, fornisce la precisazione sui dati e i criteri che determinano l’assegnazione delle zone rosse, arancioni e gialle. Certo a leggere ci vuole pazienza, a capire ancora di più, semmai è più facile autoconsolarsi con l’idea che sia tutta una farsa.
Invito davvero a leggere – a provare a leggere, perché è difficile! – i contenuti di questo report, aggiungendo che, proprio in virtù della difficoltà della materia, è appena normale che la società (compreso il decisore politico) si affidi a medici, operatori del settore sanitario, biologi e ricercatori, ma anche esperti di modelli matematici e demografici, esperti di statistica, geografi, sociologi, esperti di teorie dell’organizzazione complessa, per elaborare (in tempi rapidi) le migliori risposte possibili alla pandemia, evento eccezionale.
Ciò non significa che gli scienziati di supporto al governo abbiano, per il fatto stesso di essere scienziati, sempre ragione. La scienza è un percorso aperto, pubblico, esposto all’errore (anzi grazie all’errore procede e si perfeziona), soprattutto il punto di partenza e la conclusione di ogni teoria scientifica è esposto all’interpretazione, che ha sempre margini di relatività e soggettività. E ciononostante, nessuno può permettersi di sostituire l’aperta e dialogica razionalità del confronto scientifico con l’irrazionalità crassa, la strumentale mancanza di logica di chi cerca consenso facile e vuole costruire una realtà a propria immagine e somiglianza, forse incapace di intraprendere lo sforzo di comprendere la realtà, nella sua complessità.
Ecco cosa fa la destra negazionista (Trump docet): nega la scienza e distorce la realtà, producendo danni, morti.
Bisogna ammettere che ogni modello matematico deputato a produrre previsioni e risultati sul piano nazionale fatica a funzionare se vi sono ritardi e disomogeneità nella raccolta e nella fornitura dei dati da parte dei sistemi locali.
In questo senso, il modello di attribuzione delle fasce rosse, arancioni e gialle del governo può sicuramente essere perfezionato stimolando quelle Regioni che sono meno sollecite a fornire i dati alla cabina di regia nazionale a fare più in fretta.
In linea generale, comunque, un sistema sanitario nazionale non può reggersi su venti sistemi differenziati, venti modalità diverse di raccogliere e comunicare i dati, a meno che le venti Regioni non siano guidate da un fortissimo senso di collaborazione e responsabilità.
Un sistema che affida alle Regioni così ampi poteri richiede da parte dei Presidenti di Regione un sovrappiù di responsabilità. Invece abbiamo tanta, troppa “politica” nel senso deteriore del termine: buttarla in caciara per ottenere il consenso, diffondere la sfiducia nelle istituzioni senza comprenderne le conseguenze.”
qui il report sul sito del Ministero della Salute