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SULLE RINNOVABILI UN PROBLEMA SERIO

Sul Sole24 Ore Nord Ovest del 23-03-2011

Il recente Decreto sulle energie rinnovabili, interrompendo improvvisamente il terzo conto energia al 31 maggio 2011  e non definendo contestualmente le nuove linee di incentivazione per il fotovoltaico, di fatto rappresenta un vero e proprio stop agli investimenti, penalizzando un settore strategico per lo sviluppo economico del Piemonte e del Paese. Pur riconoscendo la necessità di una rimodulazione del sistema incentivante la produzione di energia da fonti rinnovabili e in particolare dal solare fotovoltaico, il provvedimento è controproducente e getta nell’incertezza l’intero settore: sono a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati nei prossimi mesi (il 2% del Pil), il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti, per almeno 10.000 persone si farà ricorso alla cassa integrazione. Il Partito Democratico ha chiesto un intervento immediato volto a correggere gli errori commessi in fase di approvazione del decreto, in particolare quello della retroattività che comporta la fine degli interventi anche per coloro che hanno già attivato investimenti e avviato procedure autorizzative.

Nel fotovoltaico operano circa 170 aziende piemontesi specifiche, complessivamente 4.000 imprese e se si considera l’intera green economy gli occupati raggiungono le 10.000 unità. Secondo il Gestore dei Servici Elettrici in Piemonte sono in esercizio circa  15.508 impianti, per una potenza installata di 310 MW che fanno della nostra Regione la terza per potenza fotovoltaica installata dopo Lombardia e Puglia. Dal 2007 sono stati effettuati lavori per un controvalore, al netto dell’IVA, pari a 1.330 milioni di euro e che hanno generato un valore aggiunto di circa 300 milioni di euro. Si tratta prevalentemente di installazioni sul tetto di casa che vanno a beneficio dell’economia familiare e di piccole aziende. Ma oltre agli installatori locali sono a rischio realtà di  maggiori dimensioni come la Comoli&Ferrari di Novara (che ha visto passare il fatturato nel comparto della vendita di pannelli solari dai 2 milioni di euro del 2009 ai 15 milioni del 2010) e sta realizzando un polo tecnologico dedicato alle energie pulite, o la Garbo di Cerano (Novara) che occupa una posizione di leadership nelle nuove tecnologie applicate alla green economy, in particolare alla lavorazione del silicio per la produzione di pannelli di nuova generazione. E non si tratta di un allarme teorico, perché nelle ore immediatamente successive all’approvazione del decreto alcune imprese straniere hanno ritirato la loro disponibilità a investire in Piemonte.

Certamente esiste il problema degli impianti a terra (il 18% del totale) e della necessità di limitare il consumo del suolo agricolo. Ma il decreto non affronta in modo coerente il problema, come ha ben spiegato Carlo Peyron la scorsa settimana, infatti le percentuali di occupazione del terreno previste nel decreto risultano poco chiare e rendono in pratica impossibile la realizzazione di impianti anche in quelle aree marginali e non più utilizzate e per cui non sarebbe necessaria alcuna tutela particolare oltre a quella già prevista dalle ordinarie procedure di VIA.

Il PD piemontese ha coinvolto le associazioni di imprenditori e di categoria e gli operatori locali per recepirne le istanze e proseguire un’azione regionale e nazionale, chiedendo al Governo di applicare la Mozione unitaria approvata alla Camera la scorsa settimana, che prevede la convocazione del tavolo di confronto con il settore al fine di garantire la necessaria certezza per gli investimenti nel lungo periodo.

Gianfranco MORGANDO Segretario PD Piemonte
Noemi GALLO Resp. Ambiente PD Piemonte