DIPARTIMENTI Dipartimento Territorio e Infrastrutture Rassegna stampa democratica
Scardinare il monopolio di Trenitalia dovrebbe essere una strada obbligata
Daniele Borioli* su la Repubblica – Torino del 03/08/2011
LA VICENDA di Arenaways è l’ esempio di come un’ esperienza imprenditoriale possa rischiare di morire, non per la propria incapacità di stare sul mercato, ma per una sorta di killeraggio predeterminato, messo in atto dalla complicità tra il sistema pubblico (Stato e Regione) e il moloch monopolista rappresentato dal gruppo Fs.
Senza alcuna ragione, se non quella di proteggere la posizione dominante di Trenitalia, si è impedito alla nuova azienda ferroviaria di effettuare fermate intermedie tra Torino e Milano, di disporre di tracce in fasce orarie appetibili, di poter usufruire di quel minimo di decenti servizi di stazione, che Rfi (la gemellina di Trenitalia, entrambe figlie del moloch) dovrebbe garantire a tutti gli operatori. Non solo. Poco più a sud, Trenitalia si è di recente accanita contro Arenaways, facendosi scudo dei pendolari liguri, ai quali ha paventato la soppressione della carta «Tutto Treno», come ritorsione contro la Regione Liguria, rea di aver consentito all’ operatore privato l’ attivazione dei cosiddetti «treni del mare». Il tutto, si noti, a fronte di un’ attività che Arenaways svolge a totale rischio d’ impresa, senza percepire un centesimo dall’ amministrazione pubblica. I metodi del monopolista non sono nuovi e li abbiamo sperimentati direttamente sulla nostra pelle, quando avviammo la liberalizzazione del trasporto ferroviario regionale. Ma, qualcuno potrebbe dire, Moretti fa il suo mestiere. Stupiscono di più: la connivenza di buona parte del mondo politico, l’ inerzia dell’ autorità preposta a garanzia del mercato e della concorrenza, l’ indifferenza di quello stesso mondo imprenditoriale che spesso invoca le liberalizzazioni sul piano generale, ma si disinteressa altrettanto spesso delle vicende concrete. Anche perché è difficile comprendere quali vantaggi derivino al Paese da una gestione del sistema ferroviario che, se si esclude forse l’ esperienza delle «frecce», appare connotata da un costante declino, sul quale lo stimolo della concorrenza potrebbe almeno determinare uno shock positivo. Senza concorrenza, oltretutto, il rischio è che il prezzo delle inefficienze venga impropriamente pagato dai cittadini. Chi ha stabilito, ad esempio, che sono congrui i circa 350 milioni di euro all’ anno (più del doppio rispetto al valore dei contratti precedenti) assegnati dalla Regione a Trenitalia, sulla base di una proposta unilaterale di quest’ ultima? Chi assicura i cittadini che non si sarebbe potuto trovare di meglio e a miglior prezzo attivando il mercato? Il malatissimo sistema dei trasporti italiano, in particolare in campo ferroviario, ha bisogno di molte medicine. Una di queste è senz’ altro quella di una vera liberalizzazione. Per la quale, però, occorrono almeno due precondizioni: la soppressione della holding FS, in modo da troncare in radice la commistione tra la gestione delle reti e quella del traffico; l’ istituzione di un’ autorità nazionale dei trasporti capace di svolgere un ruolo efficace in un campo nel quale sono molto diffuse le zone opache. Ci sarà, nella prossima legislatura, la forza di fare tutto questo? Non lo so. A me pare una strada obbligata.
* Daniele Borioli (ex Assessore regionale ai Trasporti)