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MIRAFIORI, PRIMARIE E ALLEANZE
Appunti di un dialogo di Gianfranco MORGANDO con l’Agenzia ANSA (27 dicembre 2010)
Non vorrei che il “rumore”, anche mediatico, collegato con la raccolta delle firme e con gli adempimenti relativi alla presentazione delle candidature PD per le primarie oscurasse i risultati positivi che sono stati raggiunti nelle ultime settimane dagli organi direttivi del partito. Che tra i candidati vi possa essere qualche tensione è inevitabile, e tenderei ad interpretarle come ordinaria amministrazione. Sono certo che, grazie all’operato del Segretario provinciale, si giungerà a un’intesa che assicuri tranquillità ed equilibrio. Un’intesa che farà comprendere a tutti il senso delle decisioni del Partito Democratico in merito alle primarie, che non saranno una guerra intestina o una battaglia tra fazioni: al contrario, il PD mette a disposizione della scelta degli elettori un’offerta politica di grande qualità e fortemente rappresentativa, sia della sua consolidata capacità di governo e di rappresentanza popolare, sia delle nuove classi dirigenti formate in questi anni.
Non c’è dubbio che nel panorama delle candidature quella di Piero Fassino si caratterizza per autorevolezza e forza. Gli va dato atto di aver assunto una decisione generosa, mettendosi in gioco e ponendo al servizio della città una grande esperienza di guida politica e di governo. Non penso, però, che si debbano sottovalutare le altre candidature, anche per la tensione innovativa che esprimono e per la dialettica che rendono possibile. Abbiamo deciso la strada delle primarie, e le dobbiamo valorizzare anche per la possibilità che esse offrono agli elettori di poter scegliere tra profili diversi. Facendo attenzione ad evitare un rischio: di considerare le primarie come una questione soltanto interna, che riguarda soltanto il PD. La presenza di candidature di altri partiti e l’opinione delle altre forze politiche della coalizione dovranno essere elementi da tenere in considerazione per una oculata gestione politica di questa fase. Non tutto è risolvibile con le regole.
A fronte di più candidati, per garantire che le primarie non siano una semplice competizione tra persone ma consentano lo svilupparsi di confronto proficuo soprattutto sotto il profilo dei contenuti, ritengo che i Segretari debbano assumere una posizione di ‘terzietà’, e quindi di garanzia, il che non significa che il partito fino allo svolgimento delle primarie, il 27 febbraio, resterà a guardare, limitandosi a fare da arbitro o da notaio che registra il risultato finale.
Il compito del partito in questa fase deve prima di tutto essere quello di rilanciare la discussione sul programma, ed in questa direzione il PD provinciale si sta attivando. Liberi dalla questione delle procedure, ci si può concentrare sull’analisi dei problemi della città e sulla individuazione delle strategie per affrontarli e risolverli. Vedo bene il contributo che le diverse sensibilità ed esperienze dei candidati possono dare in questo lavoro, dentro il quale va recuperato un ruolo importante per quelle realtà economiche e sociali e per quelle personalità della società civile torinese che sono interessate ad aiutare il progetto del centro sinistra. A partire naturalmente dalla disponibilità dichiarata in più occasioni dal Rettore Profumo.
La riflessione programmatica del PD non può che partire dal fatto più rilevante dell’ultima settimana: l’accordo alla FIAT per le carrozzerie dello stabilimento di Mirafiori. Un accordo separato: da una parte FIM, UILM e FISMIC. Dall’altra la FIOM. Approfondiremo la questione nella riunione congiunta delle segreterie regionale e provinciale previste per domani, ma non ci siamo sottratti ad un primo giudizio. Abbiamo messo al centro della nostra riflessione il futuro della presenza FIAT a Torino e l’impegno dell’azienda a garantirlo con adeguati investimenti, in cambio della modifica di alcuni istituti disciplinati dalla contrattazione nazionale del settore metalmeccanico. Penso che sia stato giusto farlo, e spero che il referendum tra i lavoratori confermi questa impostazione. Naturalmente questo non significa che il PD condivide tutti i punti dell’accordo. Il percorso verso il nuovo assetto produttivo di Mirafiori è lungo, e consentirà di riprendere in mano le questioni più controverse. Naturalmente a condizione che non si stravolgano le rappresentanze: il nostro dissenso riguarda infatti il tentativo di rendere irrilevante la presenza FIOM negli stabilimenti. Non giova a nessuno, nemmeno alla FIAT, perché un quadro di relazioni sindacali positivo aiuta a raggiungere gli obiettivi dell’azienda.
L’anno che stiamo finendo è segnato per il PD piemontese da una sconfitta, quella delle elezioni regionali, che ha confermato anche nella nostra Regione una difficoltà che sarebbe sbagliato sottovalutare. E’ stata una sconfitta di misura, caratterizzata dalle gravi irregolarità delle firme false della lista di Giovine, che probabilmente saranno accertate dalla magistratura ma in tempi troppo lunghi. Tuttavia dobbiamo onestamente riconoscere che si è trattato di un campanello di allarme. Mi interrogo sulle ragioni per cui il PD non è riuscito a rendere evidente il suo carattere di partito plurale, rappresentativo di storie diverse, capace di fare sintesi di interessi e di problemi che nella società contemporanea non possono più essere declinati sotto il segno del conflitto. Perché siamo politicamente e culturalmente minoritari in tutte le Province piemontesi e in tutta quella vasta realtà rurale che costituisce una parte importante del nostro territorio. Sono le domande che dobbiamo continuare a rivolgerci, tanto più di fronte all’inconsistenza che sta dimostrando l’azione di governo regionale della destra.
Fin dal dibattito all’assemblea regionale di settembre, la posizione del PD sulle alleanze per le principali realtà amministrative (in particolare per le città di Torino e Novara e per la Provincia di Vercelli) è sempre stata molto precisa: consolidare l’alleanza di un nucleo omogeneo formato da PD, Idv, Sel e Moderati e, contemporaneamente, aprire a livello provinciale un confronto con l’Udc e le alte forze centriste per dare vita ad una coalizione più larga. Oggi ci sono delle novità: la nascita del Terzo polo mette oggettivamente in campo un nuovo interlocutore rendendo più complessa la prospettiva di un accordo a livello locale come a livello nazionale. Penso che il PD debba avviare con il Terzo polo un confronto di contenuti che verifichi la possibilità di convergenze programmatiche, avendo come premessa la costruzione di una comune strategia dell’opposizione in Consiglio regionale.
Su tutte queste questioni il dibattito aperto, e si svilupperà nella Direzione nazionale del 13 gennaio, a cui dobbiamo affiancare la consapevolezza di una strada incompiuta anche nella nostra Regione. Penso che dobbiamo rilanciare il progetto del PD, ripartire dai contenuti. Stiamo facendo un’opposizione puntuale e competente in Consiglio regionale, e dobbiamo portarla sul territorio, tra le persone. Dobbiamo trarre dall’azione quotidiana un’idea del futuro della nostra Regione. Ho invitato il segretario nazionale in Piemonte per una grande assise dei segretari dei circoli e dei dirigenti di base del partito. La terremo all’inizio di febbraio, e sarà l’occasione per una riflessione generale del PD piemontese sul lavoro che lo attende nel nuovo anno.
Gianfranco MORGANDO
Segretario regionale PD