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Con tre mosse si può dare scacco alle liste farlocche una volta per tutte

Intervista ad Andrea Giorgis su la Repubblica del 27/4/2014 – di Paolo Griseri

LaRepubblica-logo-okTRE proposte per evitare la grande ammucchiata delle liste farlocche, dal «Bunga bunga» alle varie «Forza Toro» e «Forza Juve». Andrea Giorgis, costituzionalista e deputato del Pd, è convinto che «con uno sbarramento all’1 per cento, l’anticipo della data di presentazione delle liste e la riduzione dell’ampiezza dei collegi per l’elezione del Consiglio Regionale si potrebbero evitare molti dei problemi sulla validità delle elezioni ».

Onorevole Giorgis, ancora una volta si presentano liste create per ingannare gli elettori o comunque racimolare pochi voti da far pesare nelle trattative con i partiti. Come si può evitare questo fenomeno? «Si può stabilire una soglia di sbarramento. Ad esempio decidendo che i voti attribuiti a liste che non raggiungono almeno l’1 per cento non servono né a eleggere consiglieri di quella lista né possono essere conteggiati nella somma di voti attribuita a una coalizione che sostiene un candidato presidente». Effettivamente in questo modo delle 32 liste presentate alle regionali del 2010 se ne sarebbero salvate solo 12.. «Certamente. Perché sotto l’uno per cento stanno le cosiddette liste civetta che servono a catturare il voto a vantaggio delle coalizioni». Non succede così anche in altri Paesi? «Il sistema elettorale italiano è l’unico in Europa a prevedere il voto per coalizione. Possiamo farlo, a patto però che prendiamo qualche precauzione ». Il secondo punto dolente è quello dei tempi. Ieri il Tribunale di Torino è stato rapido nella decisione sull’ammissibilità delle liste. Ma stiamo andando al voto perché si è scoperto quattro anni dopo che le precedenti elezioni erano fasulle. Come ovviare? «Anticipando il momento della presentazione delle liste. Oggi il deposito avviene un mese prima. Se avvenisse due mesi prima, ci sarebbero i tempi per discutere in primo e in secondo grado l’ammissibilità di liste e simboli in modo da arrivare al giorno delle elezioni con la certezza che tutti i nomi presenti sulla scheda sono validi. Bisognerebbe anche evitare, tranne casi eccezionali, ricorsi sulla validità delle liste dopo il risultato elettorale». Infine c’è la questione dei collegi provinciali. Che senso ha demandare ai tribunali di ogni singolo capoluogo di provincia la valutazione delle liste con il rischio che quel che è valido a Torino sia fasullo a Cuneo e viceversa? «I collegi sono su base provinciale e la valutazione sulla presentazione delle liste è de- mandata inevitabilmente ai tribunali dei capoluoghi. Anche perché, in teoria, si potrebbero presentare in un collegio provinciale liste che non compaiono in altri. In ogni caso, anticipando la presentazione a due mesi dal voto, ci sarebbe il tempo per appellare le decisioni dei tribunali locali e in questo caso tutte le decisioni di secondo grado verrebbero prese dall’unica sede di Corte d’Appello che in Piemonte è Torino». Qual è il senso della divisione su base provinciale del voto regionale? «L’idea originaria era quella di rappresentare il più possibile nel Consiglio regionale i diversi territori del Piemonte. In effetti per raggiungere il risultato sarebbe più utile aumentare il numero dei collegi frazionando ulteriormente l’attuale competenza provinciale. Contemporaneamente si potrebbe porre un limite: una lista non può essere presentata se non copre almeno il 90 per cento dei collegi. Le possibilità, come si vede, sono numerose ». Quali di queste proposte potranno essere immediatamente approvate dal nuovo Consiglio regionale? «Questo dipenderà da come sarà composta la nuova assemblea legislativa. A livello nazionale stiamo invece presentando una proposta di legge per istituire la soglia di sbarramento all’1 per cento che dovrebbe evitare le liste civetta anche per le elezioni della Camera».