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Chiamparino: “Riscriviamo Statuto e articolo 18, il Pd superi i tabù per creare lavoro”

Intervista a Sergio Chiamparino su la Repubblica del 25/8/2014 – di Paolo Griseri

chiamparino.presidenteIl capitalismo dei salotti ha trasformato l`Italia in una piazza finanziaria senza appeal. Tra le riforme da affrontare c`è «la riscrittura delle leggi sul lavoro». Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, non ha dubbi: «Se fossi un sindacalista riscriverei lo Statuto».

 

Presidente Chiamparino, Renzi dice che bisogna uscire dai salotti della finanza. Lei è d`accordo?

 

«Contrariamente a quel che si dice, io nei salotti non ci sono mai entrato. E devo dire che gran parte dei salotti finanziari che hanno fatto la storia italiana hanno traslocato da tempo. I pochi che resistono, faticano a pagare le spese delle pulizie».

Quali sono i salotti che resistono?

 

«Non lo so. Credo che vicende come quella di Alitalia siano l`esito finale di scelte che per tanti anni hanno privilegiato il capitalismo di relazione all`efficienza».

 

C`è anche chi dai salotti esce per andare all`estero…

 

«Il capitalismo dei salotti ha trasformato l`Italia in una piazza finanziaria asfittica e senza appeal. Poi il fatto che si vada in Olanda perché lì le regole sono più vantaggiose per gli azionisti è dovuto a una stortura del sistema. Siamo al paradosso: per difendere il riso italiano dalla Cambogia, devo concordare le mosse con Bruxelles. Sulla finanza invece tutti possono farsi concorrenza».

 

Lei crede che l`autunno sarà difficile?

 

«Da molto tempo a fine agosto non sento più dire che l`autunno sarà stupendo».

 

Ma moltissima gente fatica ad arrivare a metà mese. La situazione peggiora..

 

«Da troppo tempo siamo entrati in una fase di stagnazione senza quelle riprese anche modeste che servono a far tornare a girare l`economia. Diciamoci la verità: le grandi crescite del pil appartengono a un`altra epoca, quando c`era da ricostruire l`Italia. Oggi a far girare l`economia non è la costruzione dell`Autostrada del Sole ma la vendita dei telefonini».

 

Non si vendono nemmeno i cavolfiori. Perché gli 80 euro non sono serviti?

 

«Perché l`effetto è inevitabilmente a medio termine».

 

Quando manca il lavoro che senso ha perdere due mesi a riformare il Senato?

 

«I due mesi si sono persi perché le opposizioni esterne e interne alla maggioranza hanno scelto di inchiodare i lavori parlamentari. Superare il bicameralismo perfetto serve ad aumentare l`efficienza del sistema e dunque anche a incoraggiare gli investimenti».

 

La prossima riforma è quella del lavoro. Lei è d`accordo ad abolire l`articolo 18?

 

«L`abolizione dell`articolo 18 di per sé non crea lavoro. Le aziende assumono se hanno le commesse e licenziano quando le commesse cessano e purtroppo lo fanno anche con l`articolo 18. Sarebbe invece necessario un lavoro di riscrittura totale dello Statuto dei lavoratori».

 

Non va bene lo Statuto?

 

«Ha 44 anni e rappresenta un mondo del lavoro che è profondamente cambiato»

 

Se lei fosse un sindacalista oggi accetterebbe di riscriverlo lo Statuto?

 

«Se io tornassi a fare il sindacalista oggi chiederei di riscrivere lo Statuto dei lavoratori. Per trovare un sistema di regole che garantisca tutti gli occupati, anche quelli che oggi sono fuori dalle tutele».

 

E abolirebbe l`articolo 18?

 

«E discuterei sul sistema migliore per tutelare i diritti di chi lavora eliminando quelli che sono considerati dalle imprese vincoli non più compatibili con la globalizzazione».

 

Lei crede che la sinistra italiana sarà disposta a fare un`operazione tanto radicale?

 

«Credo che sia un`operazione necessaria».

 

Renzi dice che non aumenterà le tasse ma taglierà le spese. Ci saranno meno trasferimenti a Regioni e Comuni?

 

«No. Credo che si possa intervenire su diversi fronti. La riduzione del personale pubblico non può che avvenire sul medio periodo, come prevede la riforma Madia. Ma le Regioni e i Comuni possono dare un grande contributo tagliando le società partecipate, una giungla che mangia molto denaro pubblico, richiede continue ricapitalizzazioni e produce inefficienze, salvo eccezioni, naturalmente».

 

il Pd sta diventando il partito del premier?

 

«Fuori da ipocrisie , è giusto dire con chiarezza che inevitabilmente il Pd è il partito del leader. Perché senza una leadership chiara la politica non ha la forza di imporre i cambiamenti a una società civile che è diventata sempre più autonoma dai partiti».