il segretario News e comunicati
Paolo Furia: Crediamo in noi stessi come comunità per guardare al prossimo 2021, con speranza e soprattutto con coraggio
Dic 14, 2020
In questo editoriale voglio esprimere gli auguri di buon Natale e buon anno nuovo a tutte le nostre iscritte ed iscritti. Lo faccio ben cosciente che siamo di fronte al Natale più strano degli ultimi decenni, che va a chiudere un 2020 ben diverso da come ce lo saremmo aspettati. Un anno fa la nostra comunità politica si interrogava sugli esiti dell’esperimento “giallo-rosso” alla prova del governo, un governo Conte bis che non avevamo assolutamente preventivato all’inizio della legislatura, che mai ci saremmo aspettati avrebbe dovuto affrontare una stagione pandemica di portata unica e gestire programmi dal valore di molti miliardi di euro promossi dall’Unione Europea in uno sforzo inedito di solidarietà comunitaria. Un anno fa, in Piemonte, imparavamo a prendere le misure dell’amministrazione Cirio e guardavamo alla campagna elettorale in Emilia Romagna con la speranza di una vittoria che segnalasse un’inversione di tendenza, che abbiamo visto in effetti confermarsi durante la tornata delle amministrative del 2020 anche nella nostra Regione.
Un anno fa sapevamo già che la nostra sanità era stata sottofinanziata negli ultimi anni; sapevamo che lo sviluppo della medicina territoriale era rimasto sospeso e che la governance tra Regioni e Stato risultava spesso farraginosa e contesa. Sapevamo già che il sistema degli ammortizzatori sociali era squilibrato e troppi precari ed autonomi erano esclusi dalla protezione di cui pure avevano bisogno. Sapevamo che lo Stato era carente di politiche industriali e di strategie di difesa degli asset nazionali. Sapevamo della crisi di produttività, dell’alta evasione fiscale, della crescente disuguaglianza sociale, territoriale e di genere, delle difficoltà infrastrutturali (fisiche e digitali) delle aree interne e del crescente gap tra centri e periferie, della fragilità della pubblica amministrazione e della necessità di arricchire il suo capitale umano e competenze. Tuttavia ci è voluta una grande pandemia a mettere in risalto la gravità di queste difficoltà. L’impatto sanitario, ma anche sociale, economico, persino psicologico della pandemia ha travolto l’intero paese e in particolare il Nord, rivelando le contraddizioni di un’architettura istituzionale fragile e di un’articolazione poco efficiente tra sanità pubblica e privata. Di fronte alla pandemia si è chiesto e continua a chiedere al paese tutto, dalla guida nazionale alle attività delle amministrazioni locali fino ai comportamenti privati di ciascun cittadini, forte senso del sacrificio e una rinnovata capacità di solidarietà e condivisione.
Di fronte all’emergenza pandemica si è resa manifesta l’insufficienza del mercato a dare risposte eque e generalizzate nei confronti dei tantissimi attori (imprese, lavoratori) in sofferenza. Il ruolo dello Stato e delle istituzioni comunitarie non è mai stato così forte negli ultimi decenni, nel finanziare ristori, nel coprire le mancate entrate degli attori privati, nell’assumere e formare nuovo personale nella scuola, nell’università e nella sanità (anche se ci vorranno anni per compensare le carenze determinatisi negli anni dell’austerità), nel promuovere investimenti e consumi green in misura tale da modificare la struttura del nostro capitalismo. Erano anni che non veniva prestata tanta attenzione alla sicurezza e alla salubrità dei luoghi in cui abitiamo, lavoriamo, i nostri teatri, i cinema, i ristoranti, le classi delle scuole. Il 2020 sarà ricordato come un anno di svolta nella storia sociale, economica e politica del nostro paese, dell’Europa e del mondo intero.
Ma ora è presto per dire come sarà ricordato. E’ presto per prevedere chiaramente l’esito di tutto questo. Molte scommesse di questi mesi, a partire da quella dei programmi per certi versi rivoluzionari del Next Generation EU, sono ancora aperte, tutt’altro che vinte, tutte da vincere. Ma è presto dire cosa succederà, anche perché siamo ancora dentro la crisi del COVID. Siamo ancora coinvolti dalla catena dei contagi, dal saluto ai nostri morti, dalla lotta per la vita di tanti nostri cari, dalla paura, dal confinamento, dalla solitudine e dalla preoccupazione. E non sarà una facile retorica dell’ “andrà tutto bene” a tirarci fuori. Non andrà per forza tutto bene, invece. Potrebbe andare tutto molto meglio, però, se saremo all’altezza dei sacrifici che dobbiamo compiere. Se sapremo evitare gli assembramenti e trascorrere le festività rinunciando alla tentazione delle feste e delle ammucchiate in piazza. Se sapremo cogliere come Comuni, Regioni e Stato la sfida di una nuova amministrazione, che metta al centro dell’agenda la tutela e la valorizzazione del territorio e del paesaggio, la trasformazione digitale e sostenibile della nostra economia, la protezione sociale dei più deboli, l’eguaglianza di genere, la valorizzazione della scuola, della ricerca, della formazione professionale, dell’università. Andrà tutto molto meglio se sapremo proporre una nuova cultura della solidarietà e della condivisione, perché il migliore alleato della pandemia è la disperazione della solitudine e dell’isolamento. Non sono parole di vuota retorica, ma propositi che si devono riempire di concretezza. Anche il nostro partito, fino all’ultimo circolo, deve sentirsi impegnato in questo straordinario lavoro di ripensamento del Noi, in questa grande mobilitazione di solidarietà. Da questo punto di vista ci tengo a ringraziare tutti quei circoli che hanno deciso di aderire all’inizativa “solidarietà in circolo”, con cui vengono raccolti generi alimentari e soprattutto legati all’igiene personale per supportare centri antiviolenza, circoli, associazioni di volontariato che si rivolgono alle persone più in difficoltà. Siamo in campo con un patrimonio di valori e di impegno a disposizione delle nostre città, delle nostre valli, dei nostri concittadini. Abbiamo il dovere di aprire porte e finestre per raccogliere i contributi di tutti. Ecco perché, nonostante tutto, c’è da essere fiduciosi: basta credere in noi stessi come comunità, per guardare al prossimo 2021, con speranza e soprattutto con coraggio.
Paolo Furia