|  |  |  | 

Homepage il segretario News e comunicati

Rossi: insieme per conquistare il Piemonte

Il Partito Democratico Piemonte si conferma primo partito nelle coalizioni di centrosinistra e ha vinto dove si è stati capaci di costruire un solido fronte di alleanze, con i partiti e con il mondo civico, che si opponesse alle destre. Questo ci dimostra che insieme possiamo farcela, la destra si può battere se saremo capaci di unire le nostre battaglie e proporre un progetto alternativo a cittadine e cittadini piemontesi.
Le questioni da cui partire a dialogare ci sono e alcuni problemi non sono più rinviabili: sanità e scuola pubblica, trasporto pubblico, diritto allo studio, difesa dell’ambiente e sviluppo sostenibile per il rilancio del Piemonte. Noi ci mettiamo a disposizione di un percorso ampio e inclusivo. Con chi ci sta costruiamo programma e candidato/a presidente.
.

Chi si divide perde. O si mette in una situazione di enorme svantaggio. Le divisioni della destra non sono un fatto locale, ma il segnale delle fibrillazioni interne alle forze dell’attuale maggioranza di governo. Ai livelli superiori stanno reggendo, mentre sotto si avvertono i primi scricchiolii.

L’unità è condizione necessaria, ma non sufficiente per vincere. Abbiamo il dovere di lavorare alle condizioni che favoriscano percorsi di unità. Nella maniera più larga possibile. C’è una malattia che da sempre colpisce la sinistra, ed è molto presente anche oggi. Parlo del settarismo che, ai nostri giorni, è infarcita di narcisismo. Il settarismo ha tante forme. Se vogliamo semplificare possiamo dire che si presenta ogni qualvolta l’interesse di una parte prevale sul progetto più ampio: che sia l’interesse della corrente sul partito o la convenienza di un singolo partito rispetto alla vittoria possibile in un’alleanza.
Ci sono diversi tipi di compromesso, diceva Enrico Berlinguer. Quello che ci rende subalterni agli interessi di chi sta già in alto nella società va rigettato, mentre quello che ci permette di spostare i rapporti di forza così da consentire un progresso delle fasce più deboli, va assolutamente perseguito. E’ necessario e giusto. 

Andiamo bene nei centri urbani. Meno bene nelle aree interne e nelle comunità più piccole. E’ una dinamica oramai consolidata nel nostro tempo storico, ma a cui non dobbiamo rassegnarci. Non è immutabile. Certo la domanda su come tornare a essere presenti e riconosciuti anche nelle tante periferie va indagata con serietà. Deve tormentarci.
C’è stato un effetto positivo di queste elezioni. Un cambiamento nella percezione diffusa della situazione politica piemontese. Fino al giorno prima la partita delle regionali sembrava definitivamente chiusa. Dal giorno dopo nella percezione si sono aperti spiragli. Forse non è così scontato come sembrava. Dipende…

Da diversi fattori. Noi sappiamo che in un anno in politica cambiano tantissime cose. Alcune di queste dipendono da noi, altre no. Abbiamo il dovere di fare del nostro meglio per quanto riguarda i fattori su cui possiamo influire.

  1. Lavorare sull’analisi e sulla comprensione dei fenomeni: in primis astensionismo e dinamiche aree interne
  2. Rafforzare la nostra organizzazione (soprattutto dove non ci siamo o siamo più deboli)
  3. Chiarire la nostra proposta (come faremo a partire dalla Conferenza Programmatica)
  4. Mobilitarci (come stiamo facendo sulla sanità).
  5. Dialogare con il terzo settore, il mondo produttivo, il civismo, le forze politiche. Con la massima apertura possibile.

Sappiamo che l’appuntamento del 2024 è importantissimo. Voteremo per le europee, le regionali, in diversi comuni importanti, inclusi diversi capoluoghi di provincia, e forse anche per le provinciali. Il PD scende in campo per vincere. Sappiamo che non sarà facile mettere in campo delle configurazioni che tengano conto di leggi elettorali diverse. Soprattutto in assenza di alleanze strutturali a livello nazionale. Ma noi sappiamo che in un anno le cose possono cambiare. Noi dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per farci trovare pronti. 

Non abbiamo schemi predefiniti né percorsi già scritti. Siamo disponibili a sederci al tavolo con tutti coloro che vogliono costruire un’alternativa a questa destra. Una destra che sta facendo male al paese. Che definanzia la sanità pubblica, che non è in grado di portare avanti il PNRR, che non riesce a dare una risposta all’inflaizone, che uccide il salario minimo, che attacca i diritti tanto da metterci in imbarazzo a livello internazionale, che lottizza la RAI in maniera indecente facendo scappare i migliori professionisti… una destra che riesce a imporre alla presidenza della Commissione Parlamentare Antimafia una persona come Chiara Colosimo, come se la storia delle mafie non fosse strettamente connessa all’eversione nera nel nostro Paese e ignorando completamente le proteste dei familiari delle vittime di mafie e terrorismo. Ignorando che la lotta alle mafie ha bisogno di figure autorevole, credibili e non di bandierine da piantare. 

Lo dico a chi si professa liberale… Noi guardiamo con rispetto a quanto sta accadendo nel campo del Terzo Polo. Davvero c’è qualcuno di voi che pensa di poter dialogare con questa destra? Davvero qualcuno ritiene che il problema sia ancora il PD? Sapete anche voi che per quanto ci siano delle questioni su cui possiamo non essere d’accordo e su cui dovremo aprire una discussione, molto di più sono le battaglie che possiamo condividere. E’ il compito delle classi dirigenti scegliere. Se lavorare su ciò che divide o se lavorare su ciò che unisce.

Noi siamo disponibili, siamo aperti a ogni percorso a patto che si scenda in campo per vincere. Decidiamo con chi ci sta e chiediamo a tutti la massima apertura che offriamo noi, nel rispetto dei risultati che abbiamo commentato anche oggi e a partire dal confronto sui temi e sulla visione che ciascuno di noi ha sul Piemonte. Nel rispetto, lo ripeto, dei risultati che abbiamo commentato, dei sondaggi, della storia e della comunità del PD. Senza il PD non esiste alternativa alla destra. Non solo per i voti, ma soprattutto per le idee che il PD genera e per la classe dirigente che questa comunità sa esprimere. Una classe dirigente che ogni giorno governa o fa l’opposizione dal più piccolo dei comuni fino al Parlamento. Che resiste e si fa carico della fatica della continuità della lotta politica. Noi non facciamo passerelle: noi ogni giorno facciamo la nostra parte per cambiare le cose. Porto l’esempio del gruppo regionale, di cui ho l’onore di fare parte, ma quello che dico vale per i parlamentari, per i consiglieri comunali e metropolitani. Sono anni che denunciamo con fatti, accesso agli atti, pubblicazioni le mancanze di questa giunta sulla sanità e sui diversi temi. Sono anni che proponiamo percorsi alternativi. Da quanti anni denunciamo che il saldo del personale sanitario è negativo da quando c’è la giunta Cirio? Eppure all’inizio dovevamo quasi giustificarci, quasi non ci credevano, perché Cirio almeno ascolta. Quale lavoro è stato fatto per smascherare le mancanze della gestione covid? Quanti emendamenti sono stati presentati per aumentare le borse di studio per specializzandi e MMG, tutti bocciati. Lunedì partirà finalmente la discussione sulla legge di iniziativa popolare sul GAP. Grazie a chi? Grazie al partito democratico che ha portato nelle istituzioni quella battaglia… e potrei continuare. Noi non facciamo passerelle,  ma ogni giorno facciamo la nostra parte. E se vogliamo davvero cambiare le cose in questa regione e in questo paese è ora di tornare a stringere alleanze anche culturali. Noi ci siamo ma non possiamo farlo da soli. Quello che oggi voglio ribadire con forza è che non siamo tutti uguali. Le forze politiche non sono tutte uguali. Noi questa diversità la rivendichiamo.
Dobbiamo riconoscerci, come persone che viaggiano nella stessa direzione anche se non sempre sono d’accordo. Prima ci si riconosce, ci si diede al tavolo e poi definiamo il percorso. Non ci mancano le idee