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Renzi va nella direzione giusta, ma dai benefici rimangono esclusi i pensionati
Cesare Damiano su L’Huffington post del 13/03/2014
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Le soluzioni annunciate da Renzi, nelle loro linee essenziali, vanno nella direzione giusta.
Nei giorni scorsi, in attesa del Consiglio dei Ministri di oggi abbiamo insistito sulla necessità di individuare tre parametri: la risorsa disponibile (10 miliardi); il beneficio in termini di risorse procapite (1000 euro all’anno); i destinatari ed il loro numero (10 milioni di lavoratori dipendenti). Per rispettare questi parametri era necessario fissare un tetto che facesse tornare i conti; 1.500 euro netti mensili rappresentano la soglia di uno stipendio medio basso, cioè la platea più colpita dalla crisi e che utilizzerà in consumi essenziali le nuove risorse disponibili. Si tratta di un buon incentivo alla crescita. Un aumento netto di circa 83 euro mensili, per le categorie interessate, corrisponde ad un rinnovo di contratto nazionale triennale.
Ci auguriamo che le risorse siano rapidamente disponibili per avere, come promesso, gli aumenti già dal prossimo mese di maggio. Sul mercato del lavoro è importante che ci sia una delega che consentirà al Parlamento di svolgere una discussione approfondita: bene la valorizzazione dell’apprendistato, mentre per quanto riguarda i contratti a termine pare eccessivamente lungo un periodo di tre anni senza causali. Anche le imprese avranno uno sconto del 10% sull’IRAP, compensato da un aumento della tassazione delle rendite finanziarie. E’ un bene valorizzare la produzione a scapito delle rendite: attenzione a non tassare i conti correnti in modo indiscriminato. Dai benefici previsti rimangono però esclusi i pensionati: occorrerà che il Governo preveda di aprire un tavolo di confronto con i sindacati sul tema delle indicizzazioni.
Al tempo stesso, non vorremo che nella spending review di Cottarelli spuntassero proposte insostenibili di tassazione delle pensioni medie. Non sarebbe coerente, da una parte, valorizzare le retribuzioni e, dall’altra, penalizzare i pensionati. Anche i consumi subirebbero una compressione annullando i benefici economico-sociali della manovra prevista da Renzi. Bisogna comprendere che 2.000/3.000 euro mensili non hanno niente a che vedere con le cosiddette “pensioni d’oro”.