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Chiamparino: «I cittadini non vogliono uscire dall’Ue, la vogliono diversa»
Intervista a Sergio Chiamparino su Europa del 12/4/2014 – di Mariantonietta Colimberti
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«Moderatamente bene». Risponde così Sergio Chiamparino a chi gli chiede come stia andando questa campagna elettorale nella quale si è tuffato da oltre due mesi, subito dopo essersi dimesso dalla presidenza della Compagnia di San Paolo per tornare in servizio politico. Ha già macinato centinaia di chilometri, anche se l’apertura ufficiale della campagna elettorale sarà stamattina al Palaisozaki di Torino con Matteo Renzi, i candidati alle amministrative (ci saranno oltre 300 aspiranti sindaci) e le cinque capolista alle europee.
Chiamparino è il candidato del centrosinistra alla guida della regione Piemonte, dopo il disastro politico, amministrativo e giudiziario di Roberto Cota. Sa che dovrà mettercela tutta: «Dobbiano recuperare la dignità della politica e dell’amministrazione, è necessario per convincere la gente ad andare a votare, ma anche per dimostrare a chi vuole venire a investire che può farlo nelle migliori condizioni possibili».
Chiamparino, a 65 anni si è rimesso in gioco. Chi glielo ha fatto fare?
La sfida mi piace. E poi, ho pensato che alla mia età, quando si considera chiusa la propria carriera, se si viene richiesti di mettersi a disposizione, lo si debba fare. Sono profondamente piemontese, penso di poter dare alla mia regione qualcosa di importante, per questo ho accettato.
Dice di essere moderatamente ottimista. Che clima sta riscontrando in campagna elettorale?
Incontro tanta gente che mi dice cose molto positive su Renzi, sul governo e anche su di me. Questa mattina (ieri, ndr) a Cuneo una persona che scendeva da un lussuoso Suv mi ha detto di essere di destra ma di aver deciso di votare per Renzi e per me. Avverto che è tornato l’entusiasmo, la curiosità. Un clima ben diverso da quello di un anno fa: allora non facevo campagna elettorale, ma ovunque sentivo scontento e critiche.
Lei era tra coloro che avevano dei timori sul cambio di governo con la stessa maggioranza e senza passaggio elettorale. A distanza di due mesi cosa pensa?
Penso che se fosse stato possibile arrivare a un governo Renzi con il voto sarebbe stato certamente meglio perché l’esecutivo avrebbe avuto una forza maggiore. Ma il cambio di passo e l’accelerazione sulle cose da fare sono arrivati e meno male che sia stato così.
Come sindaco è stato tra coloro che ricevevano il massimo gradimento dai propri cittadini, come candidato alla guida della regione quali sono i temi sui quali pensa di convincere la maggioranza dei piemontesi?
Direi che il riferimento è proprio alla mia esperienza di sindaco. Ancora oggi, dovunque vada, sono quello della buona amministrazione della città, questa è la ricchezza che porto con me. So che governare una regione è diverso, ma la base della buona amministrazione è importante. I temi sui quali insisto sono lavoro e no burocrazia. E poi l’innovazione e il trasporto pubblico locale. Abbiamo bisogno di attrarre investimenti, creare industria e quindi lavoro.
A proposito di trasporti, come la mette con il populismo e gli anti-Tav?
So che in val di Susa ci sono tanti no-Tav, ma so anche che in Piemonte ci sono molti Si-tav. Nella mia lista ho candidato Antonio Ferrentino (ex leader dei sindaci no-Tav ed ex Sel, ora consigliere provinciale Pd, ndr), una chiara scelta politica e simbolica. Non facciamo battaglie ideologiche, quando il tracciato della Tav è cambiato e le criticità sono state eliminate, Ferrentino ha abbandonato la sua opposizione. Oggi nella mia coalizione c’è anche Sel, tutti devono prendere atto che la Tav si sta facendo e non si torna indietro. Contro il populismo, conta anche la credibilità delle persone. Non passerò la campagna elettorale a parlare delle mutande verdi, ho però sempre in mente l’immagine di Cota che regge il posacenere a Bossi in un luogo pubblico, una prefettura, dove è vietato fumare. Ecco, penso che al primo posto ci sia l’esigenza di restituire dignità alla politica. A Renzi ho detto che non reggerò il posacenere di nessuno.
Quali sono secondo lei i pregi e i difetti di Renzi?
Per come lo conosco, i pregi principali sono l’energia e la forza, la velocità, tutte qualità che fanno di lui un leader. Difetti? Forse il fatto che, come la maggior parte dei leader, tende a decidere da solo; poi magari avrà anche altri difetti che io non conosco.
Come giudica la scelta di 5 donne capolista?
È un segnale importante. Fare una campagna elettorale in grandi circoscrizioni e con le preferenze per le donne è più difficile. Se hanno già una posizione importante, difficilmente la abbandonano per correre alle elezioni, e se non l’hanno incontrano maggiori difficoltà a conquistare visibilità. Essere capolista da questa possibilità.
Che previsioni fa per le elezioni europee?
Penso che possano andare bene. Certo, i populismi si faranno sentire, ma credo che i cittadini vorranno investire su un’idea di Europa sì, ma nel cambiamento. Non credo che la gente voglia uscire dall’Europa, la vuole solo diversa. È stanca della stupida austerità, chiede un’Unione in cui ci sia possibilità di investire, di aprirsi, di cambiare. Ecco, credo che su questa idea si possa raccogliere un vasto consenso.
Un’ultima domanda: ha preso la tessera del Pd?
Non ancora. Non ho nessun problema col Pd, se un domani nel partito dovesse riaprirsi un dibattito culturale serio, non fatto solo di posizionamenti, non mancherò di far conoscere il mio punto di vista. Adesso penso che il mio compito sia quello di candidarmi a rappresentare tutti. Credo di poter essere molto più utile come Sergio Chiamparino che come militante del Pd.