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Fassino: “Ecco come Torino diventerà un polo della conoscenza”
Intervista a Piero Fassino su la Repubblica del 28 aprile 2011 – di Diego Longhin
«TORINO città universitaria non è un ossimoro». Parola di Piero Fassino, candidato sindaco del centrosinistra.
Che aggiunge: «Anzi è già una città universitaria. Lo dicono i dati. Ha due Università tra le migliori d’Italia secondo le classifiche del ministero: il Politecnico è al primo posto, l’Università degli Studi al settimo su più di cento. Due atenei che insieme hanno cento mila iscritti. Se si contano professori, ricercatori, tecnici e impiegati, si devono aggiungere tra le 10 e le 15 mila persone. Più di un decimo della popolazione di Torino. Una città universitaria già aperta al mondo: il 20 per cento degli studenti del Poli proviene dall’estero, all’Università sono il 10 per cento».
Fassino, se si chiede ad un torinese se la sua città è una città universitaria la risposta è «no». Perché?
«Un conto è che la città abbia due università, altro conto è che si consideri una città universitaria. È necessario fare un salto culturale. Bisogna che questa identità, già fortee consolidata, entri nel dna. Torino deve fare dei suoi atenei, delle sue strutture di eccellenza nel campo della formazione, un carattere distintivo. È una delle leve fondamentali dello sviluppo per far diventare la città una grande capitale del lavoro intelligente».
Che cosa può fare il Comune?
«Prendiamo ad esempio l’esperienza positiva della Cittadella del Politecnico. Il contributo del Comune è stato fondamentale per realizzare questo polo che ha poi favorito l’insediamento di sette centri di ricerca di altrettante case automobilistiche internazionali. La Yaris della Toyota è stata pensata, progettata e ‘prototipata’a Torino. La parte intelligente del lavoro si è concentrata qui».
Su questo esempio che cosa si può realizzare?
«La città della Salute è un altro banco di prova. Un progetto che, partendo dai due poli universitari delle Molinette e del San Luigi, non ha come obiettivo una semplice riorganizzazione dei presidi ospedalieri, ma di permettere a Torino di diventare un’eccellenza mondiale della salute. Le persone decideranno di venirea curarsia Torino perché qui c’è il meglio in fatto di reparti, strutture, e professionisti. A quel punto le aziende del settore, dalle biotecnologie alla farmaceutica, saranno attratte dalla nuova Cittadella, offrendo così uno sbocco ai 500 laureati in medicina che le due facoltà sfornano ogni anno».
Torino potrà attirare sedi di altri atenei internazionali?
«Le università americane sono già alla ricerca di città europee per insediare le loro sedie Torinoè ai primi posti perché considerata già una sede di eccellenza».
Se sarà sindaco come favorire questo sviluppo?
«Completeremo la riorganizzazione dei poli già avviata con la realizzazione del campus Italgas, della Cittadella Politecnica, del polo umanistico a Palazzo Nuovo e di quello scientifico a Grugliasco. Quest’ultimo trasferimento permetterà di liberare spazi dove ampliare le facoltà di Architettura sull’asse del Valentino».
Come si trasforma Torino a misura di studente?
«Favorendo l’arrivo di giovani che vogliono studiare qui. Ci sono tra i 40 i 50 mila alloggi sfitti. Patrimonio che in parte si potrebbero utilizzare per ospitarli. Oggi sono 140 mila le persone che vivono sole. Torinesi che potrebbero affittare una stanza agli studenti che vengono da fuori, migliorando la qualità della vita di chi è solo. Altra priorità è l’offerta culturale, di qualità, e il potenziamento dei centri sportivi, ad iniziare dal Cus. Poi gli orari della città. In una città che voglia essere universitaria la metropolitana non può chiudere alle 23.30. E scommettendo sulla città universitaria Torino sarà così più giovane e più innovativa».