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Le camicie verdi arretrano proprio nelle loro roccaforti

Federico Fornaro sul Riformista del 18-05-2011


I dirigenti della Lega sono apparsi in seria difficoltà a commentare i risultati delle amministrative 2011 e la Padania non ha trovato meglio che titolare: «Un voto anormale». I numeri usciti dalle urne, invece, indicano una brusca frenata per il Carroccio, avvenuta per di più all’indomani del raggiungimento del messianico obiettivo del federalismo municipale, provinciale e regionale.

E’ apparso, poi, troppo facile e forse ingeneroso addossare tutte le responsabilità degli insuccessi alla Moratti e a Berlusconi, perché la Lega perde terreno nelle sue roccaforti, non già rispetto alle consultazioni di cinque anni fa (un’altra «era geologica», soprattutto pensando alla sfida lanciata da Bossi al Nord e all’intera politica italiana a partire dal 2010), ma in confronto con la grande avanzata delle regionali dello scorso anno.

A Torino, capitale del Piemonte di Cota, la Lega ottiene il 6,85% contro il 10,12% del 2010 (-3,27%), tornando alle performance del 2008. A Milano, la capitale della Padania, invece, le truppe di Bossi si fermano sotto il 10%: 9,63% contro il 14,49% delle ultime regionali (- 4,86%), l’11,74% delle europee 2009, il 12,30% delle politiche 2008. In crescita solo rispetto alle comunali 2006 dove,però, avevano ottenuto un misero 3,75%. Unico dato in controtendenza per le grandi città è quello di Bologna dove, grazie anche al traino del candidato sindaco, il Carroccio arriva al 10,72% (+ 2,14% sul 2010).

A Varese, città simbolo del potere della Lega,invece, il centro-destra  è costretto al ballottaggio e la Lega perde il 2,6%. Notizie ancora peggiori arrivano da Busto Arsizio, grande centro del varesotto con 65.000 elettori: coalizione vincente al primo turno, ma la Lega è a – 6,6% sul 2010. In Piemonte, a Novara, la città del Presidente Cota, il Carroccio si aspettava una facile vittoria al primo turno per il suo candidato sindaco. Si andrà,invece, al ballottaggio con un significativo meno 2,6% per la Lega a solo un anno dalla clamorosa (e contestata) vittoria sulla Bresso.

L’analisi del voto per le provinciali al Nord indica per il partito di Bossi un analogo trend negativo rispetto alle regionali 2010: Pavia (- 6%), Vercelli (- 3% ), Mantova (- 2%). A Ravenna, invece, la frenata leghista è minore (-0,8%).

Discorso a parte merita la provincia di Treviso, dove il partito di Bossi dodici mesi fa aveva raggiunto il 48,5%. Quest’anno, il Presidente leghista uscente, vince facile al primo turno con il 57,5%, ma perde l’8% rispetto al risultato di Zaia del 2010 e la Lega si ferma al 29,6% (aggiungendo anche i voti della lista locale “Razza Piave” si arriva poco sopra il 40,8%, quasi 8 punti in meno in un anno).

Se poi i dirigenti del Carroccio vogliono consolarsi (e rassicurare i militanti) limitando il raffronto dei dati con le comunali e le provinciali di cinque anni fa, sono liberi di farlo e da un punto di vista statistico nulla si può eccepire a riguardo, ma i segnali di disagio che arrivano dal loro elettorato tradizionale sono molto chiari sia per il futuro della Lega sia per quello del governo.