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Cesare Damiano: «No a privilegi anacronistici per i dipendenti pubblici»
Intervista a Cesare Damiano su Il Messaggero del 30/3/2014 – di Andrea Bassi
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Cesare Damiano Presidente della commissione lavoro della Camera, è rimasto sorpreso dalle parole del ministro Madìa sui prepensionamenti nel pubblico impiego? «Credo che i ministri del governo Renzi dovrebbero sapere che almeno dal 1995 con la riforma Dini il tema della previdenza si gestisce in modo unitario tra dipendenti pubblici e privati. Riproporre adesso una differente modalità che con fatica abbiamo superato tanto tempo fa unificando i trattamenti, è semplicemente anacronistico, controproducente e socialmente iniquo».
Si riferisce alle costanti richieste europee di unificare il trattamento tra dipendenti pubblici e privati?
«Esattamente. Voglio ricordare che non solo si è unificato il trattamento tra pubblici e privati, ma che l’intervento dell’Unione europea ha portato all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne a 65 anni. Questo ha trascinato la successiva modifica anche nel settore privato. L’argomento della staffetta generazionale non può valere solo per il settore pubblico».
Per quale ragione no?
«È una questione di equità. Il brusco innalzamento dell’età pensionabile della legge Fornero a 67 anni ha prodotto un blocco del turn over anche nei settori privati, impedendo ai nostri figli di entrare nei luoghi di lavoro. Una delle motivazioni dell’innalzamento della disoccupazione giovanile è anche questo».
Lei e l’ex ministro Fornero non siete mai andati troppo d’accordo eppure su questo punto la pensate allo stesso modo. Anche Fornero pensa che la proposta della Madìa rischia di essere iniqua e di far arrabbiare, con molta ragione, i dipendenti privati…
«In questo caso sono d’accordo con l’ex ministro Fornero. Non possiamo riproporre delle discriminazioni. E poi serve che il governo si coordini al suo interno, almeno questo deve valere per i ministri Madìa, Giannini e Poletti, che hanno tutti competenze sull’argomento e però mi pare anche che abbiano posizioni divergenti. Quello che mi stupisce è che non si percepisce il fatto che sta per esplodere una questione previdenziale».
Quale questione?
«È difficile reggere una situazione nella quale non si dà soluzione al tema dei cosiddetti esodati che sta diventando esplosivo, al tema quota 96, vale a dire degli insegnanti costretti a rimanere a lavoro per un errore della riforma Fornero e al tema delle cosiddette ricongiunzioni, errore commesso dal governo Berlusconi che costringe i lavoratori che ricongiungono i contributi passando dall’Inpdap all’Inps a ripagare questi contributi sborsando cifre che vanno fino a 200 mila euro pro capite».
La Ragioneria dice che non ci sono le coperture finanziarie.
«Mancano le coperture per quota 96, per le ricongiunzioni e per gli esodati. Ma io sono stanco di subordinare al tema delle coperture e del risanamento del debito la questione sociale. Se, come giustamente dice Renzi, dobbiamo dare una svolta in Europa anche innalzando la percentuale del deficit, si ricavi in questa manovra una quota di risorse per affrontare finalmente il problema delle pensioni».
A proposito di pensioni, immagino abbia visto le slides di Cottarelli con il contributo di solidarietà…
«Sì, è bene che Renzi su questo abbia fatto marcia indietro. È anacronistico proseguire con spending review che parlano soltanto di tagli lineari».