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Nuovo senato, d’accordo con Renzi con una riserva
Vannino Chiti su Europa del 3/4/2014
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Mi sfugge qualcosa nel dibattito che sta sviluppandosi nel nostro paese sulle riforme costituzionali.
Condivido la necessità di avere coraggio nel cambiare le nostre istituzioni e di farlo presto. È giusto: dimezzare il numero di deputati e senatori, per fare funzionare meglio la democrazia; stabilire, subito, ora, un’indennità ai parlamentari che sia uguale a quella del sindaco di Roma, la capitale d’Italia; attribuire solo alla camera il voto di fiducia al governo e l’ultima parola sulla gran parte delle leggi, mantenendo il bicameralismo paritario solo sulle modifiche alla Costituzione, gli ordinamenti dell’Unione europea, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi elettorali e i fondamentali diritti civili.
Non capisco invece perché, tanto più in un momento di crisi nella fiducia tra cittadini e istituzioni, sia preferibile un modello che lascia ai sindaci il voto per eleggere senatori dei sindaci e ai consiglieri regionali il voto per eleggere senatori dei consiglieri regionali. Per me la democrazia si fonda su un pilastro cardine: la sovranità è dei cittadini. Bisogna favorire e rafforzare la partecipazione dei cittadini, non ampliare gli spazi di delega: nel tempo delle reti informatiche una democrazia che non si dia come obiettivo quello di estendere il ruolo e la capacità di intervento del cittadino rischia di impoverirsi, di essere sentita come estranea, lontana.
Aggiungo che è una virtù raccomandata in democrazia anche quella di non cumulare in una stessa persona, magari sovrapponendoli, più incarichi e funzioni.
Mi auguro che su queste considerazioni si voglia discutere, avere occasioni di confronto aperto, senza pregiudiziali né diktat.
Le riforme vogliamo realizzarle sul serio e la forte sollecitazione venuta dal governo la considero utile e positiva.