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Volevamo migliorarlo ancora. Ncd ha fatto muro
Intervista a Cesare Damiano su L’Unità del 23/4/2014 – di Massimo Franchi
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«Io sarei la sinistra massimalista? Si dicono tante sciocchezze, Sacconi non sfugge alla regola. Lui era presente alla riunione e la sua ricostruzione non è veritiera, è di parte, propagandista e perfino stupefacente». Senza perdere il suo aplomb sabaudo, Cesare Damiano risponde per le rime al suo successore al ministero del Lavoro che lo accusa di aver detto «No» alla mediazione del ministro Poletti.
Nella battaglia fra ex, il presidente della commissione Lavoro Pd porta a casa la fiducia chiesta dal governo sul testo da lui messo a punto: «Un compromesso al massimo livello fatto insieme al ministro Poletti che migliora il testo iniziale e che io manterrei anche nel passaggio al Senato». Onorevole Damiano, tutta Ncd sostiene che è stato lei a non accettare la proposta di Poletti… «La verità la sanno tutti. Alla riunione c’erano due ministri e tutti i capigruppo di maggioranza. Il ministro Poletti – assieme alla Boschi – hanno presentato una proposta in quattro punti: la diminuzione da 5 a 4 rinnovi chiesta da noi del Pd; la possibilità da parte dell’imprenditore di scegliere per l’apprendistato tra formazione pubblica o privata, voluta da Ncd; la trasformazione da assunzioni a sanzioni pecuniarie per i contratti eccedenti il 20 per cento nel rapporto tra tempi determinati e totale dipendenti, chiesta da Scelta Civica; l’indicazione nel preambolo del decreto di un principio di valorizzazione del contratto di inserimento a tempo indeterminato, chiesto da noi del Pd e da Scelta Civica. In seconda battuta, ha ridotto la proposta ai soli ultimi due punti». E voi come avete risposto? «Il capogruppo Roberto Speranza e io ci siamo assunti la responsabilità di dire sì ad un nuovo compromesso. Invece la delegazione di Ncd – Sacconi e De Girolamo – hanno chiesto tempo per riunirsi: prima da soli e poi con i due ministri. Alla fine il ministro Poletti ha annunciato la fiducia sul testo uscito in commissione». Una vostra vittoria, dunque. «Questo lo lascio valutare ad altri. Io dico che avrei visto di buon grado anche un equo e faticoso compromesso». Perché «faticoso»? «Perché è falsa la ricostruzione che gli emendamenti presentati dal Pd fossero di parte, visto che sono stati proposti unitariamente. Così come voglio sottolineare che a questi emendamenti il governo – nella persona del sottosegretario Luigi Bobba – ha sempre dato parere favorevole. Così come il ministro Poletti ha riconosciuto che il decreto è stato migliorato. Dico faticoso perché noi come Pd volevamo migliorarlo ulteriormente, per esempio proponendo – in un emendamento a firma dei colleghi Baruffi e Miccoli – di ridurre la lunghezza del contratto a termine senza causale da 36 a 24 mesi. Ma, sapendo che il governo riteneva questa modifica come uno «stravolgimento» del testo, obtorto collo abbiamo deciso di ritirarte l’emendamento e di non presentarlo». Ora però Sacconi e l’Ncd promettono di modificare il testo al Senato. Teme una vendetta? «Fa parte del gioco parlamentare. Ricordo che il collegato Lavoro quando ero ministro andò avanti indietro fra Camera e Senato per otto – dico otto – volte. Ricordo a tutti però che siamo parlando di un decreto che scade il 19 maggio. Serve un po’ di buon senso. Io manterrei lo stesso testo anche con la «fiducia», ma se Ncd lo cambierà, il testo dovrà comunque tornare alla Camera e noi combatteremo per mantenere le modifiche apportate». Il decreto procederà in parallello con il disegno di legge delega – il cosidetto Jobs act – che ha però un percorso inverso: parte al Senato e arriverà alla Camera. Voi cercherete di modificarlo? «Del disegno di legge delega ci stanno a cuore due cose. La prima è il contratto di inserimento a tempo indeterminato: si può prevedere di allungare il periodo di prova dagli attuali sei mesi ad anche tre anni, ma al termine dei quali il contratto dovrà essere tramutato in un contratto a tempo indeterminato con tutte le tutele…» Anche l’articolo 18 con il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa? «Con tutte le tutele. Comprese l’articolo 18». Il secondo punto che vi sta a cuore? «Il secondo punto riguarda gli ammortizzatori sociali che vanno allargati ai lavoratori precari, nel modo più esteso possibile». La giornata di ieri è stata un po’ la prova del fuoco per il ministro Giuliano Poletti. Come giudica il suo comportamento? «Il ministro ha esercitato al massimo livello possibile la sua capacità di mediazione, ha cercato in tutti i modi di arrivare a una conclusione su un testo condiviso, ma al momento non c’è riuscito. Ma per colpa di Ncd, non certo nostra».