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L’interminabile battaglia dei lavoratori esodati per non restare a tasche vuote

Cesare Damiano  su Cronache del Garantista del 1/7/2014

esodatiGiovedì scorso, alla commissione Lavoro della Camera, si è svolto il confronto con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti per affrontare il tema degli “esodati”. L`esito di questo incontro ha consentito di raggiungere un nuovo risultato attraverso una sesta salvaguardia che riguarda altri 32.100 lavoratori. Con questo intervento il totale delle persone che verranno tutelate sale a 170.230 unità, con un impiego di risorse finanziarie superiore agli 11 miliardi di euro.

Questa soluzione è anche il frutto della pressione esercitata unitariamente dalla commissione Lavoro della Camera attraverso la presentazione di una proposta di legge che sarebbe dovuta andare in aula a partire da ieri. E stato però decisivo il fatto che il ministro del Lavoro abbia accettato di misurarsi con questo disegno di legge dei partiti di maggioranza e di opposizione anche attraverso l`apertura di un tavolo di confronto. e di aver ricercato una via d`uscita.

 

Il Governo ha avanzato una soluzione, più contenuta nei numeri rispetto alla proposta della commissione Lavoro, che permette di spostare avanti di un anno, cioè al 6 gennaio 2016, la maturazione della decorrenza del trattamento pensionistico al fine di accedere alle regole ante-Fornero. A questa nuova platea di lavoratori si aggiunge anche quella deí `cessati`, ovvero dei licenziati da un lavoro a tempo determinato, precedentemente non compresi nelle salvaguardie.

 

Per fare questa operazione è stata utilizzata una parte dei risparmi della seconda e della quarta salvaguardia, alla quale vengono aggiunte risorse pari a 137milioni di euro nel 2015 e 119 milioni di euro nel 2016 che verranno coperte utilizzando il fondo per l`occupazione, fermo restando che si tratta di importi che saranno restituiti dal ministero dell`Economia per non mettere in discussione gli interventi di tutela sociale.

 

Il ministro ha confermato di voler individuare una soluzione strutturale al problema pensionistico nel corso della discussione sulla prossima legge di stabilità, utilizzando un insieme di proposte che vanno dalla flessibilità a partire dai 62 anni di età e con le penalizzazioni, alla “Quota 100”, dall` adozione del ricalcolo contributivo per chi sceglie di andare in pensione anticipatamente, al prestito pensionistico. Tutte queste soluzioni, sulle quali continuerà la discussione, prevedono che il lavoratore abbia un minimo di 35 anni di contributi.

 

Ci sembra che il Governo abbia assunto un impegno importante per una soluzione definitiva del problema e che questo sia stato possibile grazie al cammino compiuto in commissione Lavoro con la sesta salvaguardia.

 

L`emendamento presentato dal Governo andrà in aula domani e ci auguriamo che il dibattito venga concluso nella stessa settimana per daie una rapida risposta alle attese dei lavoratori. Questo nuovo risultato rappresenta sicuramente un passo avanti, anche se non è risolutivo.

 

Esso è il frutto, in primo luogo, dell`impegno unitario, costante e caparbio di tutta la commissione Lavoro che ha fatto delle correzioni alla “riforma” Fomero un punto centrale della sua iniziativa. In questo ultimo caso abbiamo messo in pratica l`obiettivo di utilizzare tutte le risorse accantonate e di reimpiegare gli eventuali risparmi. Abbiamo chiesto un monitoraggio all`Inps che ha consentito di chiarire che, mentre la prima salvaguardia ha previsto 65.000 lavoratori ed ha avuto 64.000 certificazioni la seconda, a fronte di 55.000 pensionandi previsti, ne ha registrate meno di 20.000.

 

Lo stesso scarto lo abbiamo registrato nella quarta salvaguardia, ma siamo convinti che in futuro si presenterà la stessa situazione che potremo utilizzare positivamente per salvare altri lavoratori. Non a caso abbiamo chiesto ed ottenuto di avere un tavolo di confronto annuo con un “contatore” delle certificazioni e delle risorse impiegate.

 

Quello che è sicuro è che tutti gli 11 miliardi stanziati dovranno essere utilizzati per i lavoratori rimasti senza reddito a seguito di una “riforma” sbagliata e che non potranno essere stornati per impieghi diversi. Tra i numerosi problemi non ancora risolti vogliamo segnalare alcuni errori veri e propri: le ricongiunzioni per coloro che hanno versato i contributi all`Inpdap e all`Inps e che, per avere un`unica pensione, debbono versare due volte i contributi (una “svista” del governo Berlusconi); i macchinisti delle ferrovie che non sono stati inseriti nelle armonizzazioni pensionistiche (immaginiamoci un conduttore di Frecciarossa con 67 anni di età); gli insegnanti di “Quota 96” che non vanno in pensione perché il governo Monti non si é accorto che il calendario scolastico non inizia dal primo gennaio.

 

A questi errori bisogna porre rimedio, accanto al fatto che nella legge di stabilità andrà individuata una soluzione strutturale per correggere l`attuale situazione: per noi sarebbe preferibile scegliere la strada della flessibilità che consenta di uscire dal lavoro a partire dai 62 anni, anche con una penalizzazione. In questo modo daremmo anche una mano a risolvere il problema della disoccupazione giovanile.