GESTIONE DEGLI ALVEI, BORGHI: “LA COMPETENZA E’ REGIONALE, NON FACCIAMO CONFUSIONI”
Si sente parlare molto, in questi giorni, dell’esigenza di interventi radicali negli alvei dei fiumi. Si parla di escavazioni, dragaggi, sfalci, taglio alberi. Senza alcun intento polemico, perché questo è il momento dell’unità e dello sforzo comune, ma con l’unica volontà di evitare confusioni inutili o sterili scaricabarili che spostano solo avanti i problemi, vorrei dare un mio contributo, frutto anche di una qualche esperienza diretta.
Perché chi ha responsabilità pubbliche o ricopre incarichi istituzionali non può parlare a vanvera, o lanciare generiche affermazioni, ma stare assolutamente sul merito delle questioni se si vogliono davvero risolvere i problemi.
Allora facciamo “bolla zero”. Incominciando a dire una cosa semplice, ma decisiva: in materia di gestione e/o amministrazione idraulica del bacino del fiume Po (del quale fanno parte il Toce, il Lago Maggiore e tutti i corsi d’acqua del Piemonte) la legge prepone in via assoluta ed esclusiva la competenza all’AIPO (AGENZIA INTERREGIONALE DEL FIUME PO), senza che residuino eventuali competenze concorrenti (di Stato, Comuni o Province). L’AIPO, in quanto Autorità idraulica del bacino di competenza, è “ex lege” preposta sia alla progettazione ed esecuzione degli interventi sulle opere idrauliche di prima, seconda e terza categoria (di cui al Testo Unico n. 523/1904) sia i compiti di Polizia Idraulica e servizio di piena sulle opere idrauliche di prima, seconda (R.D. 2669/1937)e terza categoria arginata (art. 4 comma 10ter legge 677/1996).
L’AIPO è stata istituita nel 2003 con quattro leggi approvate dai Consigli Regionali del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e dell’Emilia-Romagna. In quanto Ente strumentale di tali regioni, essa ha raccolto l’eredità del disciolto “Magistrato per il Po” che per conto dello Stato ha gestito il reticolo idrografico padano dal 1956 al 2003. In materia di regime idraulico, il riconoscimento delle situazioni di effettivo e concreto pericolo per l’incolumità, così come la decisione se intervenire come farlo (e quindi se fare o non fare dragaggi, pulizie, escavazioni, sfalci, tagli eccetera), SONO DI ESCLUSIVA SPETTANZA DELL’AIPO , che è appunto “autorità tecnica idraulica deputata al controllo del bacino delle acque ad essa assegnate”.
Quindi, in sintesi, il controllo del bacino delle acque del territorio è di competenza delle Regioni del bacino territoriale di competenza, attraverso il proprio ente strumentale, l’AIPO. Tale competenza coinvolge sia la potestà decisionale, sia la conseguente responsabilità.
Come ricordato da una pronuncia dell’Avvocatura dello Stato in data 2 gennaio 2012, “ad altri soggetti territorialmente coinvolti spetta tutt’al più una funzione di supporto, di presidio del territorio, di segnalazione e di collaborazione”. Nella medesima pronuncia, si chiarisce ancora che “l’accertamento della concreta minaccia alla pubblica incolumità, qualora involga profili causali connessi e riferiti al fiume globalmente inteso, spetta l’Autorità Idraulica ai sensi dell’art. 2 del TU 523/1904. Alla stessa spetta altresì, in via esclusiva, la valutazione in ordine alla scelta del come provvedere”.
Quindi, se bisogna scavare, dragare, tagliare alberi, la competenza è in via esclusiva della Regione. Nel caso del Toce, la Regione Piemonte. Se lo si vuol fare, lo si può fare. Evitando scaricabarili.