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Occorrono discontinuità su programmazione e un piano di assunzioni per giovani e donne
Piano di Ripresa e Resilienza, Borghi a Legambiente: occorrono discontinuità su programmazione e un piano di assunzioni per giovani e donne
“Per attuare il Piano di Ripresa e Resilienza in Italia serve una discontinuità sulla capacità di programmazione e di spesa. Occorre costruire una dimensione progettuale adeguata ai bisogni dei territori, lontanissima da come alcune regioni come il Piemonte stanno intendendo il PNRR, cioè uno svuota cassetti e un elenco di opere messo insieme mandando messaggi dal palazzo ai sindaci e chiedendo progetti da sommare”.
Lo ha detto l’on. Enrico Borghi, membro della segreteria nazionale PD, intervenendo a un forum promosso da Legambiente sul PNRR e i territori montani nel quadro del cambiamento climatico.
“Servono un chiaro pensiero e un’idea di Politica per il Paese, per comporre il Piano di Ripresa e Resilienza – prosegue – Sviluppo non è fare un buco nella montagna spendendo 34 milioni di euro per fantasiosi metro’ alpini che dovrebbero unire due paesi con 400 e 50 abitanti, tradendo le attese dei cittadini e creando infrastrutture insostenibili finanziariamente e ambientalmente. Mai come in questa legislatura parlamentare si è discusso così tanto di territori e montagna, di aree interne, di zone rurali. Anche per il PNRR, il Parlamento ha formulato gli indirizzi su queste basi e ora, attendiamo la proposta del Governo”.
“Il Next Generation UE- ha detto Enrico Borghi – deve essere in una logica di discontinuità, sul piano della programmazione, per costruire una dimensione progettuale adeguata ai bisogni dei territori. Il Ministro Cingolani ha voluto positivamente richiamare l’esperienza delle green communities, da sostenere, perché esempio di pianificazione dolce che parte dal basso, con le quali le Amministrazioni locali si caricano la responsabilità di realizzare un progetto sostenibile di sviluppo. Le Green communities nascono da legge ambientale, la 221 del 2015, e affrontano anche il cambiamento climatico”.
“Serve anche discontinuità di spesa. Troppe intercapedini registriamo tra Bruxelles, da cui i soldi entrano, e il momento in cui i soldi entrano nelle Amministrazioni, fanno si che arriviamo lunghissimi. Lo abbiamo visto in questa programmazione 2014/2020 dei fondi di coesione. Abbiamo finora speso la metà dei soldi a disposizione. Occorrono altri modelli di spesa. Il PNRR non è un fondo di coesione, con risorse da ripartire su ogni regione in tempi lunghissimi già solo di concertazione.
Abbiamo bisogno di discontinuità, con meccanismo diretto tra livello centrali e livelli periferici che attraverso modelli trasparenti parteciperanno a dei bandi. Avremo programmi, sulla base di obiettivi, si partecipa a bandi e poi si fa rendicontazione.
In territori fragili, se non c’è il pubblico, si perde la sussidiarietà. Il pubblico ha un ruolo sussidiario. E va ripensata governance dell’intervento pubblico. Anche interrogandoci su che modello di green new deal vogliamo. Il Recovery adotta un meccanismo top-down. C’è bisogno di una nuova politica industriale, per la nuova decarbonizzazione, l’economia circolare, la mobilità dolce, la trasformazione produttiva. Ed è questo il campo di lavoro delle green communities. Partendo dal basso. Con gli Enti locali dei territori montani che lavorano insieme.
In montagna dobbiamo infine lavorare sul capitale umano. Non quello di cui oggi dispongono le PA. Serve un “piano shock” di immissione di giovani e di donne. Sono i più colpiti da pandemia. Serve capitale umano nella PA. Perché le idee camminano sulle gambe delle persone. Anche per arrivare a rendere stabile l’implementazione delle risorse del Next Generation EU. Definendo un modello non più occasionale ma duraturo di sviluppo”.